Bagaj e gnocch hin mai tropp
Il mistero della vita è circondato dal segreto più assoluto: il sesso, il concepimento, la gestazione, il parto sono temi proibiti. Non si devono mai trattare alla presenza dei bambini e dei minorenni. Sono sempre argomenti inopportuni, da tenersi taciuti anche alle ragazze da marito; nella necessità di doverli affrontare si usi una delicatezza mai sufficiente per non scandalizzare, smaliziare, svelare anzitempo i misteri più sacri che ognuno si imparerà personalmente tenendo gli occhi aperti e con il maturare dell'età. Si usano pertanto circonlocuzioni che rendano incomprensibile il mistero ai non addetti alla grande iniziazione. Questo pudore non è falso; fa parte di una sensibilità, di una moralità, di una cultura circondata da rispetto sacrale. La donna incinta non deve sottoporsi a lavori pesanti ne deve mangiare cibi ritenuti pericolosi; deve accontentare tutte le "voglie" magari di nascosto dalla suocera, per evitare al nascituro macchie sulla pelle. Non deve mostrarsi in pubblico, non deve portare catenine perchè il nascituro non venga soffocato dal cordone ombelicale. Si fanno pronostici sul sesso del nascituro: se il ventre della donna "ingombra" si presenta a prua di nave è segno che il nascituro è maschio, se invece è omogeneamente rigonfio, anche sui fianchi, si tratta certamente di una femmina. Come tutti i vecchi muoiono in casa, così in casa, nel grande letto matrimoniale nascono tutti i figli, assistiti dalla comare e dalla suocera che è pratica in tutte le urgenze della circostanza. Fotografia di Renato Siesa - Il presepe di Sabbioni (Crema)
Ai fratellini si dice che il nuovo arrivato è stato portato dalla cicogna o trovato sotto il cavolo nell'orto: così come si dice che il vitellino ancora bagnato nella stalla è stato trovato nel fosso o cavato dal pozzo. Il neonato viene fasciato strettissimo con le braccine tese e le gambe tirate perchè non si facciano storte. Non lo si deve pesare altrimenti non cresce. L'aumento del peso è avvertito dallo scomparire di rughe sulla fronte. Non gli si tagliano le unghie perchè non impari a rubare, non gli si tagliano i capelli ne gli si lava la testa, ne lo si pettina per togliere la forfora perchè la testina non e matura e c'e pericolo di farlo scemo premendo il cervellino; non lo si può fotografare perchè potrebbe morire. L'allattamento naturale è prolungato fino a nove mesi e qualche volta fino ai diciotto, per avere un intervallo prima di comprare altri figli. Numerosissime sono le nascite
Bagaj e gnocch hin mat tropp. Cuen fradelen Quant al bamben al fa al denten gh 'e prunt n 'oltar fradelen
Frequenti sono le morti dei neonati: per gastroenterite, per vermicosi, per difterite, per itterizia "la briûtura", per soffocamento dormendo il bambino nel mezzo dello stesso letto dei genitori. Costituisce sempre un grande dolore la perdita di un bambino, ma è altrettanto pronta la rassegnazione:
Al Signur al gh'à vutà la crus
Nonostante che:
Al bagaj pûsé bèll l'è quel de la sua mama
l'arrivo di un settimino è un portafortuna. La puerpera si nutre con "sûpa da stagna" con un po’ di burro e di formaggio "merendina", con qualche pomodoro, con il pane giallo di granoturco, con il pancotto e olio di oliva, con l'esclusione delle carni di maiale, salumi, verze, cipolle e fagioli. Non è escluso che la madre nello stesso giorno del parto si alzi per fare la polenta. Non può uscire di casa prima di "fass levà da part" e nella quarantina esce con la testa fasciata stretta che sottolinea il suo pallore e con una fascia alla caviglia. Non si deve lavare la testa perchè il "parto non le salga a impazzirla" Normalmente la puerpera, nella casa dove c'è la suocera, non può toccare niente in cucina prima di essersi recata in Chiesa con l'offerta di qualche uova, come la Madonna che riscatta il Figlio al Tempio con un paio di tortore. Il nome che viene dato al battezzato è quello del nonno paterno se il primogenito è maschio, e della nonna materna se è una femminuccia. È quasi sempre possibile esaurire tutto l'elenco dei nomi dei defunti da rinnovare, sia quelli della casa del marito, prima, e poi quelli della casa della moglie. Si ricordano nomi dei caduti delle guerre e perfino quelli della località dove la guerra e stata combattuta (vedi Adamello) e delle altre dove si è emigrati per lavoro (Argentina). Non vengono dimenticati i Santi Patroni della parrocchia: Zenone, Dionigi, Ambrogio, Celso, Nazario, Carlo, Omobono. In alcune famiglie il nome corrisponde al numero progressivo dei nati: Primo, Secondo, Terzo, Quarto, Quinto, Sesto, Settimo, Ottavio, Nono, Decimo, Ultimo...... con la speranza che non ce ne siano altri. Ogni bambino poi assume il soprannome del casato: i Cifurei, i Sifula, i Pusett, i Tocc, i Gismund, i Pinalett, i Cerini, i Baciocch, i Furnasett, i Lau, i Lechètt, i Lavandée, i Sbarsen, i Bûdelatt, i Tavèla, i Salaulièla, i Cavagnétt, i Bigiétt, i Lacée, i Biciòi, i Stansia, i Giana, i Giûsia. Al Battesimo sono presenti i Padrini scelti per buon costume cristiano, dato che le persone di moralità dubbia possono trasmettere conseguenze dolorose al neonato. Il Battesimo è amministrato nello stesso giorno della nascita o il giorno dopo: il neonato è portato in Chiesa, magari sotto il braccio della nonna se la madre è impossibilitata ad alzarsi, per evitare il pericolo di mandare al limbo un'anima innocente. La puerpera è tutta presa dalle attenzioni materne, tanto che corre il detto:
Fasà e desfasà mèss dé l'è indà basétt e carèss va l'oltar mèss.
Arrivano le visite dei parenti che portano in dono qualche cibo o qualche indumento, mentre tra complimenti si ripete il proverbio:
Fûrtûnà ca la spusa che per prem la gh 'à 'na tusa
che ha un'aggiunta amara da non recitarsi davanti alla mammina:
ma pûsé beada la saria se la prima la murarìa.
Seguono i consigli per lo più pessimistici riguardanti l'educazione:
Al genitur ca sa 'l soo mistee l'è no gnamò nasû
E in maniera ancora più amara:
Chi gh'à di fioeu toeucc i bucònn hin menga sò
perché
un pà al mantègn dés fioeu ma dés fioeu mantegnan menga un pà.
Seguono le raccomandazioni di non viziare il bambino, perché:
In tri dé digh’i vìsi ca pudì mantégniga.
Da questo momento non si facciano più critiche ai figli degli altri, e non ci si meravigli di niente perchè:
chi gh’à i fioeu in cûna al gh’à da diga pûtana a nisûna.
Rimane un grande senso di fede nella Provvidenza
Ogni fioeu ‘l porta ‘dré al so cavagnoeu.
Tratto da: I Quaderni del Portavoce n. 3 "Come ai viveva" "La storia autentica dei nostri nonni" di Don Carlo Valli.
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