PREFAZIONE

Dopo le due pubblicazioni sulle sorelle Brambilla, con questo mio nuovo libro pongo fine alla rievocazione della vicenda artistica di questa famiglia, parlando della nipote; ultima rappresentante di questa “armoniosa” famiglia cassanese.

            I due precedenti lavori sono stati dedicati pressoché interamente alla carriera artistica delle protagoniste ed in essi molto ho rimarcato la loro origine cassanese. In questo, invece, ho voluto rimarcare piuttosto il carattere della protagonista che non la sua provenienza dalla nostra cittadina. Anche se questa è stata soprattutto la molla di questo lavoro e di tutte le ricerche che ho dovuto fare per realizzarlo, Cassano c’è ma è sempre più sfumato.

            Puntando su questo, ho scelto un titolo che, a mio parere, la dipinge bene perché, pur essendo stata una cantante di successo, quello che veramente era importante per lei era la vita familiare. Mentre riteneva senz’altro giusto che fosse il marito ad avere ed a vivere di gloria artistica. Per cui “a lui le crome e a lei i pollastri”; e cioé le cure di casa, come scrive in una delle tante sue lettere, qui trascritte, al marito.

            La novità principale, infatti, rispetto alle due pubblicazioni precedenti, è che ho potuto disporre di un numero notevole di lettere, scritte dalla Teresina al fidanzato e poi marito Ponchielli, che mi hanno consentito di capire bene questo concetto. E penso che anche il lettore concorderà con me, quando avrà letto tutte le lettere riportate nella sezione ad esse dedicata.

            Naturalmente, le lettere hanno anche resi più chiari i passaggi della sua carriera artistica, per delineare completamente la quale ho utilizzato le stesse fonti usate per le altre due opere; e cioè i giornali dell’epoca, dei quali ho potuto disporre in un numero consistente.

D’altra parte, le lettere sole non sarebbero state sufficienti in quanto, quando erano assieme ed il marito accompagnava la Teresina nelle sue trasferte, non c’erano lettere tra di loro; come era ovvio che fosse.

            A queste lettere della Teresina ho dedicato una sezione importante di questa opera, trascrivendole integralmente; cosa mai fatta precedentemente. Solo il Cenzato Giovanni ne aveva riportato alcune, e non certo con fedeltà al testo delle stesse, in una pubblicazione uscita nel 1970 in un Almanacco della Famiglia Meneghina. Ma lui aveva lo scopo di dimostrare, servendosi delle lettere, quanto il legame tra la Teresina ed il marito fosse stato saldo ed esemplare, in un mondo che certo non brillava per la fedeltà nei rapporti matrimoniali.

            Personalmente ho scelto, invece, di fare di queste lettere una analisi critica puntuale, riportandole così come sono state scritte dalla sua autrice e commentandole o arricchendole di notizie che possono servire a farle meglio comprendere. E forse, con questo lavoro e nonostante la modestia dello stesso, ho aggiunto un tassello anche ad una migliore e più completa conoscenza del marito.

            Teresina Brambilla, nata in una famiglia che già era rinomata nell’arte del tempo grazie alle sue zie, ebbe il destino di incrociare la sua vita con quella di un grande della musica italiana, Amilcare Ponchielli, e la loro vita, i loro problemi, i loro insuccessi, le loro arrabbiature, le sfiducie, le ansie e le paure, come pure le loro speranze, i loro successi e le loro gioie, possiamo conoscerle un pò più a fondo, grazie alle lettere qui riportate nella apposita sezione.

A dire il vero, mi hanno aiutato nella stesura di questo lavoro anche molte altre lettere di Ponchielli; in alcuni casi già pubblicate da vari autori o che ho potuto leggere presso vari archivi o addirittura pubblicate in Internet e, in altri, anche lettere di Ponchielli alla moglie non ancora pubblicate (e che spero verranno pubblicate a breve dallo studioso che le ha trascritte), che ho potuto vedere in anteprima, grazie ad una occasione insperata e fortuita. A questo punto, certe vicende sono diventate ancora più chiare ed ho potuto descriverle quasi nei minimi dettagli.

            Anche la Teresina nasce a Cassano d’Adda, oserei dire, in maniera del tutto occasionale. Infatti,  papà Roberto, che aveva seguito la famiglia a Milano fin dal 1827, ritorna ad abitare da solo a Cassano intorno al 1840; qui si sposa a gennaio del 1841 e vi abita fino al 1857 e, in quel lasso di tempo, nascono tutti i suoi 4 figli tra cui, secondogenita, la Teresina.

            Poi ritorna a Milano colla famiglia e, contrariamente a quanto mi aspettavo, la  Teresa non tenta neanche di essere ammessa al Conservatorio, seguendo una ben connotata usanza di famiglia, forse tramontata dopo l’esperienza negativa della zia Laura e dopo la morte, nel 1854, del nonno Gerolamo, che aveva fatto di tutto affinché le sue zie tutte lo frequentassero.

            La sua educazione artistica avviene, quindi, in casa; soprattutto ad opera delle zie, da quanto si capisce dai documenti ed anche da notizie di stampa, ed in modo particolare della zia Giuseppina che, coadiuvata molto dal marito Corrado, la aiuteranno ad inserirsi nell’ambiente lirico.

            Se nei precedenti lavori ho potuto riportare degli squarci sulla realtà di questo mondo, stavolta, da molte delle lettere della Teresina (ma pure da molte del Ponchielli, anche se qui non le riporto), possiamo farci un’idea chiara di come fosse quell’ambiente in realtà, una volta spogliato da tutto quello che appariva, e come, sia per lei che per il marito, fosse un ambiente sopportabile solo in funzione del fatto che era un mezzo per consentire loro, grazie anche ad enormi sacrifici, di poter avere una vita abbastanza agiata.

            Ma, avendone la possibilità, la Teresina specialmente sarebbe fuggita dallo stesso con la velocità del piè veloce Achille e, in modo particolare dopo il matrimonio, potendolo, ne avrebbe fatto volentieri a meno.

            L’uomo, infatti, è sempre lo stesso nei suoi difetti; e gli intrighi, le scorrettezze, i soprusi, le invidie, le bugie, lo stravolgimento della realtà, spesso diffuso nei report al solo scopo di danneggiare qualcuno e favorire qualcun altro, spesso meno dotato, sono talmente sempre presenti da essere compensati solo in parte dai successi ottenuti. Specie se sei una madre sensibile come la Teresina (“sensibile e sottile”, si definisce lei in una sua lettera) e ti trovi continuamente lontana dai tuoi cari a causa di questo lavoro. Era diversa forse soltanto la modalità di espressione della solita e sempre presente miseria umana; ma è descritta molto bene in alcune delle lettere della Teresina.

            Se le zie avevano iniziato tutte a cantare a 20 anni circa, lei inizia un po' più tardi; a 23-24. Forse una scelta deliberata per non bruciare troppo i tempi, dettata dall’esperienza delle zie. Ma poi la sua carriera sembra una fotocopia di quella delle zie, fatte salve le maternità che nessuna delle zie aveva mai sperimentato. Stà sulla scena, con qualche interruzione, 20 anni (la zia Marietta, 20; le zie Teresa e Giuseppina, 23 circa) e poi ha ancora una vita lunga dopo il ritiro dalle scene; altri 32 anni, di cui 5 passati ad insegnare al Conservatorio di Ginevra e 3 a quello di Pesaro, quando probabilmente si rende conto che non riesce più a vivere di quanto accumulato in passato e di lezioni private.

            La sua è una carriera brillante, anche se non brillantissima, come documenterò nel corso di questo lavoro; certamente aiutata anche dalle entrature che in quel mondo aveva il marito.  Oltretutto le 4 gravidanze che l’hanno interessata, creano ovviamente problemi alla sua carriera, specialmente se si considera che, essendo finita male la prima esperienza, nei casi successivi si prendono tutte le precauzioni possibili e immaginabili per avere un esito positivo. E, dopo essere stata a riposo, ogni volta è difficile e sempre più pesante, faticoso e doloroso ripartire. Ma lei lo fa, ottenendo anche successi di un certo prestigio, come quelli di Lisbona e Pietroburgo; per citare solo quelli all’estero.

            Sempre difficile è conciliare la vita artistica con quella familiare; specie dopo la nascita del primo figlio Annibale. Finché c’è la mamma Aurora, coadiuvata dalla sorella della Teresina, Mariettina, è lei che si occupa del piccolo quando la Teresina è lontana da casa. Quando la mamma muore nel luglio del 1879 e dopo il matrimonio della sorella nel 1880, subentra a tutti gli effetti la zia Giuseppina, che passa così da un ruolo artistico ad uno prettamente familiare che sosterrà per un bel pò di anni, pur avendo già un’età avanzata, e che diventerà ancora più gravoso quando nascerà il secondo figlio, Giannino. La supporteranno, in questo, un insieme di balie e di domestici che conosceremo in parte dalle lettere.

            Supporto, invece, a tutte le necessità dettate dalla carriera artistica sarà, invece, dato dallo zio Corrado, marito della zia Giuseppina, diventato in seguito anche persona di fiducia del Ponchielli, soprattutto per la gestione dell’ambito amministrativo. Andrà poi questo ruolo allo zio Giuseppe, fratello del papà della Teresina, quando lo zio Corrado morirà proprio l’ultimo giorno del 1881. Immagino che lo zio Giuseppe non avesse tutte le competenze dello zio Corrado, non avendo lui mai vissuto in quel mondo; ma, come si potrà vedere dalle lettere, se la caverà abbastanza bene e riuscirà anche, nella fase finale della vita di Ponchielli, a mettere un pò d’ordine nella gestione economica degli affari della famiglia.

            Va da sè che la carriera della Teresina è in gran parte dedicata a far sì che fossero sempre più conosciute le opere del marito. In modo particolare, tenterà in tutte le maniere possibili, a volte anche accettando contratti solo per cantare quest’opera, di far conoscere quei “Promessi Sposi”, grazie ai quali era nato l’amore tra loro. Ma spingerà perché anche le altre opere del marito vengano proposte ai teatri, lagnandosi spesso perchè Ricordi non lo faceva a sufficienza.

D’altra parte, quel periodo era dominato dalla figura titanica di Verdi, al quale erano dedicate quasi tutte le attenzioni da parte dei Ricordi. E, benché il marito si fosse distinto rispetto alla folla di compositori presenti in quel momento sul mercato, quella che io ho definito “giocondite”, purtroppo, succederà troppo tardi per incidere veramente sulla situazione economica della famiglia.

            È una carriera, quella della Teresina, che, grazie ai giornali e alle lettere, credo di aver ricostruito completamente. Stavolta, però, i report giornalistici relativi alle rappresentazioni si sono arricchiti, grazie alle lettere, del vissuto interiore della protagonista che, a volte, ci ha comunicato anche lo stato d’animo con cui era entrata in scena, tenendo conto di quanto succedeva nell’ambiente in cui si trovava e delle problematiche sia familiari che di salute o di contratti che stava vivendo.

            Altre volte nelle lettere si trovano giudizi sulle performances di colleghi che veramente non collimano con quanto riportato dalle cronache; specie quando c’era di mezzo la claque oppure il “pregio” di aver fatto o la “colpa” di non aver fatto l’abbonamento al giornale.

             Le lettere poi ci fanno conoscere quanto è stata dolorosa e difficile la sua carriera artistica; quanto complicato e tormentato è stato il fidanzamento col futuro marito; quante paure e dubbi hanno reso difficile arrivare al matrimonio e quante di quelle paure e dubbi si sono poi avverati nella vita coniugale, non riuscendo però mai ad incrinare, e meno che mai a distruggere, quell’amore totalizzante che è stato vissuto da loro.

            A corollario di tutto questo ci sono sempre, non dico delle difficoltà economiche ma la necessità di una vita quasi spartana, perchè i soldi non bastano mai. E, proprio quando sembra che tutto questo stia per finire, irrompe improvvisa la tragedia della morte del Ponchielli che torna a complicare tutto.

            E’ pur vero che a me, personalmente, è sembrato che la Teresina avesse una personalità troppo incline alla preoccupazione costante e, comunque e sempre, pronta a pensare al peggio piuttosto che al meglio in ambito familiare. E’ probabile che, per questo atteggiamento, sia stata determinante la dolorosa vicenda e la morte dell’ultimo suo fratello, a soli 18 anni e prima che lei avesse il primo figlio Annibale.

E il Ponchielli non l’aiutava certo ad essere più serena; anche lui incline alla preoccupazione o alla sfiducia, specie per il risultato che avrebbero avuto le sue composizioni, e spesso depresso per quanto vedeva succedergli attorno o per critiche che gli sembravano immotivate o per persone impreparate che avevano raggiunto livelli che non avrebbero dovuto raggiungere, secondo lui, o che erano state favorite in sua vece. Pesavano su di lui tutte le esperienze negative, vissute dal 1856 fino al successo del 1872 coi Promessi Sposi, e lo intristivano le miserie dell’ambiente che, anche in momenti di successo, continuavano a tormentarlo. La sfortuna di non riuscire quasi mai a trovare un librettista o un argomento che lo soddisfacesse; l’indecisione sulle scelte, sulle quali incidevano a volte il parere di Ricordi o di altri, si sommavano al suo carattere scrupoloso ed insicuro, sempre teso a cercare di fare meglio quanto aveva già pensato o realizzato, e rendevano difficili i rapporti di lavoro. E facevano sì che le produzioni fossero molto intervallate nel tempo (tra la Gioconda ed il Figliuol prodigo passano ben 4 anni, “persi” principalmente per trovare un libretto adatto; e, tra il Figliuol prodigo e la Marion Delorme, ne passano ancora di più), creando situazioni di disagio e di malessere che certo non facevano affatto bene. E pensare che aveva pure un carattere burlone e che era anche capace di ridere, pressochè sempre, delle sue disgrazie; ma, il più delle volte, non riusciva a farlo veramente e finiva in depressioni pericolose, giustificate spesso dalle ingiustizie che aveva dovuto subire.

            Ma ognuno ha il carattere che ha avuto dalla natura e solo si può pensare che, con diversi caratteri e con diverse esperienze di vita, tutto sarebbe stato vissuto altrimenti. E non bastano i pareri diversi o le esortazioni o le prese di posizione, principalmente della zia Giuseppina o dello zio Corrado, ma a volte anche della zia Teresa, a far cambiare le cose.

            Anche quando lei guadagna abbastanza bene (lontanissima, comunque, dai guadagni che fanno altri artisti dell’epoca, come vedremo), l’apprensione e l’ansia per quanto può o potrebbe succedere al marito ed ai figli non la lascia mai. E anche Ponchielli, nonostante il suo genio musicale fosse stato riconosciuto e nonostante fosse molto richiesto, è sempre preoccupato di non reggere bene tutti gli incarichi che si era dovuto prendere per sbarcare il lunario e maledice tutte quelle incombenze che lo distoglievano dallo scrivere musica per le opere; cosa che sentiva veramente come suo compito e per la quale si sentiva nato.

            Se la vita familiare fino alla morte del Ponchielli era stata tutto sommato tranquilla; anzi era diventata abbastanza serena, con una bella casa non di proprietà a Milano ma anche colla villa di proprietà a Maggianico, dove passare le vacanze ed i momenti di relax; dopo la morte del marito, in poco tempo, forse per mancanza di adeguati supporti, tutto precipita e la Teresina si lancia in acquisti inspiegabili per me perchè non li può sostenere; e questo rende gli ultimi vent’anni circa della sua vita abbastanza penosi, pieni di debiti ai quali non può far fronte e che continuamente la rincorrono. Fino a quando esce completamente di scena e si ritira in casa della figlia a passare gli ultimi anni. 

            Mi ha amareggiato vedere anche in questo caso, come già per le zie, questo declino e debbo anche dire di essere rimasto molto deluso dal fatto che il distacco da Cassano, che si era già palesato colle zie Teresa e Giuseppina (più Giuseppina che Teresa), qui diviene ancora più accentuato, preferendo lei di più la zona di Lecco a Cassano.

            Qualche accenno a Cassano c’è sempre ed una delle tante lettere, qui riportate, è scritta da Cassano; ma la preferenza, per motivi di salute soprattutto, ma anche per la bellezza della zona, va ormai a Lecco e, più precisamente, al paesino di Maggianico. Comunque, amici a Cassano ce ne sono sempre; e Cassano viene anche ricordato in una lettera della zia Giuseppina e testimoniato anche dal fatto che la foto che la ritrae ormai in età avanzata e che qui riporto, mi è stata fornita dagli ultimi discendenti di una famiglia cassanese, di cui le Brambilla sono state sempre amiche.

            Maggianico è comunque sempre in zona lombarda. Ed effettivamente si poteva stare meglio e più al fresco lì che a Cassano.

            Alla fine del 1889, cioé dopo quasi 4 anni dalla morte del marito, si ritira dalle scene. La morte del marito; l’avanzare della vecchiaia delle zie (quando muore Ponchielli, anche la zia Giuseppina ha già 67 anni) e, quindi, la necessità di gestire i problemi familiari con una bimba, appena nata e ancora da crescere, e altri 2 figli, fanno sì che non sia più in grado di reggere sia la vita familiare che la vita artistica.

            Insegna canto privatamente; ma non è evidentemente sufficiente. Trova lavoro come insegnante; prima al Conservatorio di Ginevra e poi a quello di Pesaro, dove insegna fino al 1907 e poi si ritira a casa della figlia a Vercelli, dove muore il 1° giorno di luglio del 1921.

            Non sono riuscito a trovare dove è stata sepolta. Difatti, non risulta sepolta né a Vercelli né a Milano. In ciò accomunata colle sue zie cantanti (solo la zia Laura, infatti, ha una tomba sontuosa nel cimitero di Verolanuova). Ma non è detto che, con un surplus di ricerche, questo dato non lo si possa trovare; come mi è successo per la zia Giuseppina, di cui ho scoperto la morte mentre si trovava con lei a Ginevra, e la zia Annetta, tornata a morire proprio a Cassano d’Adda. 

            Possiamo quindi affermare che, quando si spegne la Teresina, si spegne l’ultima rappresentante della famiglia Brambilla e si chiude anche per Cassano la parentesi che aveva fatto sì che fosse conosciuto, anche a livello internazionale, per i suoi meriti musicali.

 

il cofanetto composto da 2 volumi è disponibile presso l'autore o presso questo sito

Concerto del 15 Marzo 2023 in collegamento streaming con la

Escuela Superior de Canto de Madrid

Concerto nel quale troviamo due brani che sono stati cantati da Marietta Brambilla e Teresa Brambilla:

"La Tenerezza" riproposta dal soprano Thalia Miguel Garrido

"La Sera" riproposta dal soprano Marina Lopez Laguna

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