Ferdinando Brambilla (1763-1834) è un illustre personaggio cassanese,
esploratore con il Malaspina di Genova e pittore alla corte di Spagna. Di
lui ci siamo interessati con le ricerche apparse sul Quaderno
del Portavoce ai
numeri 5 e 24 e sul terzo volume di "Un borgo e la sua
gente". Avendo
trovato l'originale della Relazione del nipote ing. Giuseppe Legnani già sindaco di Cassano, scritta il 30 Maggio 1852 dopo un viaggio
in Spagna in visita alla figlia dell'artista, in cui sono descritti i
viaggi ed elencate le opere pittoriche dello zio, ho creduto preziosa la
documentazione. Nato a Cassano d'Adda e residente
alla cascina Cantarana è illustre cittadino. Curioso è anche il testamento della figlia del pittore. Documenta una interessante religiosità spagnola
richiedente moltiplicati suffragi dopo la vita presente. |
Cenni
Biografici: Del pittore Ferdinando
Brambilla di Cassano d'Adda De' suoi viaggi, cariche, et opere diverse in Spagna 30 maggio 1852
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Il pittore Ferdinando Brambilla di Cassano d'Adda provincia
di Milano, in Spagna. E' come un istinto che se in un paese sorge tal uomo che
pel suo ingegno salga a delle prime cariche, o si distingue nelle
scienze e nelle arti sì in patria come altrove, pare che i suoi
connazionali vadano ambiziosi d'averlo
posseduto, allevato, e contribuito in certo qual modo nei suoi lavori, compartecipando
agli suoi onori che gli vengono compartiti. E' perciò che credo fare
cosa grata ai cultori delle belle arti di Milano col far conoscere
il pittore architetto prospettico paesista Ferdinando Brambilla allievo
dell'Accademia di belle arti di Milano, sapendone alcuni cenni biografici.
Nell'istesso tempo mi compiaccio di dare un contributo al distinto
merito di lui come congiunto con stretti vincoli di parentela qual suo
nipote; e dar lustro alla sua patria avendo coi suoi viaggi, suoi
dipinti, impieghi ed opere diverse
acquistata tanta celebrità in Madrid, ed a quella corte reale,
mentre che da noi quasi nessuno sa che abbia esistito. Nello
scorso autunno ebbi la soddisfazione di ammirare le sue pitture, e molte
altre opere artistiche che formano speciale ornamento dei sontuosi palazzi
reali si di Madrid e contorni che di Aranjuez e dell'Escurial dove vengono
indicate al viaggiatore come opere del celebre Ferdinando Brambilla. A
Madrid ho potuto raccogliere dalla superstite sua figlia
(Antonia
vedova Vasquez) dei suoi
disegni, dalle sue memorie e diplomi e da suoi amici moltissime
cognizioni riguardanti i suoi viaggi, le pubbliche cariche sostenute, e
le sue opere che unite alle nozioni di famiglia, e di sue lettere mi fu
facile sapere un sunto di sua vita.
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Con
tanta maggiore soddisfazione accennerò anche le principali sue produzioni
da me visitate che serviranno come di corredo a questa biografia. Ferdinando
Brambilla nacque il 16 febbraio 1763 in Cassano d'Adda, prov. di Milano
da Carlo Francesco ed Antonia Ferrari, genitori probi ed agiati alla Cantarana, podere del marchese d'Adda. Avendo esso mostrato
fino dalla prima gioventù grande disposizione pel disegno, venne posto
in Milano dove frequentò la scuola di belle arti all'Accademia
di Brera. Ammaestrato prima alla scuola di ornamenti sotto il celebre
professore Giocondo Albertolli apprese quel buon gusto che questi
introdusse nelle nostre scuole. Coltivò poscia la architettura e la
prospettiva, ove pareva che il suo genio
meglio inclinasse,
che l'esimio |
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professore
Prospettico
Levati lo aveva fra i suoi più distinti allievi. In quest'ultimo studio
particolarmente poscia si applicò di guisa che il suo nome nel
1788/1789 e 1790 era già ben conosciuto in Milano, che gli venne
allogata la pittura di diverse scene al teatro della Scala, come me lo
attestano testimoni che furono oculari tutt'ora viventi, sempre
aggradite; ma una specialmente nell'opera "Il trionfo della
religione" rappresentante un porto di mare gli procurò vivissimi e
replicati applausi. Chiamato potrebbe dirsi precursore del nostro Sanquirico (relazione
dell'abate don Alberto Carini ora amministratore dell'Ospitale di
Cassano testimone oculare e tutt'ora vivente). Volle
provarsi anche a trattare il bulino e già cominciava a mostrarsi con
qualche produzione. In
questo tempo il conte Melzi di Milano venne incaricato dalla Corte di
Spagna di fare ricerca di distinti pittori che uniti a medici,
matematici, naturalisti, avessero a fare il giro intorno al globo, onde
riportare cognizioni dei luoghi, delle ricchezze, e costumi di lontane
regioni per arricchire la geografia, l'astronomia e la storia naturale e
come ne parlarono in allora i pubblici fogli del 1791. Venne
ricercato il Brambilla, il quale giovane di fervida immaginazione ed
avido di cognizioni tutte nuove, superando ogni affezione di patria e di
famiglia, vi acconsentì. Si scritturò per cinque anni con lauto
assegno, sperando di ritornare un giorno in patria a depositare il
frutto dei suoi viaggi e nuovi suoi studi. Partì
da Milano il 30 marzo 1791; per Genova dove imbarcossi alla volta di
Barcellona. Giunto a Madrid trovò la sua destinazione per porto di
Corogna da dove salpò il primo giugno sopra il bastimento che conduceva
all'Avana il nuovo viceré del Messico e di Cuba. Soffermossi alquanto
per vedere quelle regioni e poscia inviossi ad Acapulco posto sul mar
Pacifico nella parte occidentale del Messico. Quivi era aspettato dal
cavaliere don Alessandro Malaspina, (celebre viaggiatore genovese già
stato incaricato dal re di Spagna Carlo III di esplorare le coste
occidentali delle due Americhe per trovare qualche comunicazione tra
l'Atlantico e il mar Pacifico), il quale ricevette con ogni
dimostrazione di cordialità e stima (lettera da Acapulco dall'agosto
1791). Per
questa nuova spedizione artistica e scientifica attorno al globo, il
Malaspina aveva allestito due corvette e volle che il nostro pittore
passasse a bordo della sua.
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Partirono da Acapulco il primo agosto 1791 e le prime
indagini furono al Perù e a Lima (lettera del 17 agosto da Lima).
Quindi piegando ad occidente attraversato il mar Pacifico e l'Australia,
videro le principale isole di quell'immenso arcipelago. Visitate le
isole Filippine si spinsero fino a Macao e a Canton nella China.
Ritornato alle Filippine vi si soffermarono alcuni mesi a Manila e
Mindanao ed in quelle isole minori poscia si diressero a visitare
l'India e le isole Malvine. Poi volgendosi verso levante e l'Oceania
piegarono a studiare la nuova Olanda, la nuova Zelanda, e le isole degli
Amici, e continuando ad attraversare il grande Oceano Australe
raggiunsero la costa occidentale dell'America Meridionale. Percorso il Chili, la terra magellanica, oltrepassarono la
terra del fuoco ed il Capo Horn, quindi si diressero verso il Polo
Antartico e pervennero fino ai ghiacciai veduti da Cook; ma volendo
spingersi più oltre vi restarono serrati per tre mesi con gran pericolo
della vita, e solo con sforzi incredibili poterono liberarsi e partire
con una sol Corvetta avendo dovuto abbandonare l'altra, delle cui
rinvenute li assi ne parlarono due anni fa i giornali di Spagna. In all'ora si volsero per il mare Atlantico e percorsa la
costa orientale della Plata, del Brasile ritornarono in Spagna
approdando felicemente a Cadice nel settembre del 1794. Immenso fu il piacere che provò il nostro pittore a
toccare il suolo europeo nella floridezza della sua salute, e ricco di
tante cognizioni acquistate in sì lungo e pericoloso e svariato viaggio
avendo studiato luoghi, popoli e costumi del tutto nuovi appartenenti a
tante razze diverse a climi di tutte le zone. I suoi studi si estesero
non solo alle vedute pittoresche ed importanti, agli animali, ai
vegetali, ai templi, alle abitazioni, alle armi, ed agli utensili, ed a
tutto ciò che potesse dare una precisa cognizione dei luoghi e popoli
visitati. Passò allora a Madrid a completare i suoi studi che
vennero deposti nell'ufficio Idrografico di Marina. Ben presto con il
suo ingegno e i suoi lavori acquistò tanta rinomanza che sempre veniva
richiesto in occasioni di pubbliche feste o di circostanze
straordinarie, come si trattasse di qualche opera importante, di archi
trionfali, di luminarie trasparenti di catafalchi. Tanta era
l’abbondanza della sua fantasia, che presentava non uno ma molti
disegni dal restare incerti nella scelta, perché se uno piaceva, l’
altro di più. Con lui ascoltava i suoi ammiratori ora nelle regioni del
Messico. ora del Perù e ora dell'India o della China e non dimenticando
al suo luogo il bello dell' architettura greca e romana, che a Milano
aveva coltivato con tanto profitto. Tanto si distinse che dal Re Carlo
IV venne nominato pittore, architetto ed ornatista della Real Camera con
tutti i privilegi annessi come leggesi nel diploma del 22 maggio 1799 in
Madrid. Nel 1800 si ammogliò con donna Giuseppa Tami di cui presto
restò vedovo con solamente la superstite figlia Antonia. Continuò con i suoi lavori privati e pubblici con
universale soddisfazione particolarmente in quelli che servivano per la
corte reale. Partecipò agli avvenimenti politici di quei tempi
prendendo parte alla difesa di Madrid nel 1808, di cui si fà annual
ricordanza il 12 maggio, dopo la quale si ritirò a Cadice seguendo
quella corte.
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Nel
1809 venne ancora spedito a Saragozza da Ferdinando VII unitamente ad
altro pittore don Giovanni Galvez per copiare le grandi ruine arrecate a
quella città dall'assedio e questo fatto dai francesi. Le finì in 34
vedute, una onorevole attestazione in data di "Cadice quattro
settembre 1812", emessa in nome del re Ferdinando VII. Che incise
poi anche in rame all'acquaforte. Ritornato
a Madrid questo re, il nostro Brambilla lo seguì pure, e col diploma
primo ottobre 1811 fu nominato accademico pittore prospettico, e
successivamente nel 1817 direttore dell'accademia delle belle arti di
Madrid. Con altro diploma del 13 ottobre 1818 ricevette pure la
decorazione della Croce della città di Madrid per essersi distinto
nella difesa di quella città nel 1808. Continuò
esso a lavorare indefessamente tanto per i privati e pel pubblico che
per le commissioni di quella corte. Egli
presiedendo a quelli studi disegnò per moltissimi anni e introdusse il
buon gusto negli ornamenti, il bello stile nell'architettura, e il vero
metodo teorico pratico nella prospettiva. Adoperò il pennello non solo
per l'affresco, ma a tempera, all'acquarello e olio comune, come vedremo
in appresso. Finalmente dopo tanti anni di prove diverse il 22 gennaio
1834 in Madrid per colpo fulminante fra le braccia ed il dolore
dell'unica figlia e il compianto degli amici lasciandovi un gran vuoto
in quelle belle arti che finora non venne riempito da alcuno. La
sua figura era mezzana, il color bruno ed occhio vivissimo; pensoso di
indole ma affabile e di specchiata religione si era guadagnata
l'affezione e la stima di tutti e principalmente degli artisti. Anche
quella corte lo teneva in grande considerazione ed era assai amato da
Ferdinando VII al quale diede dimostrazioni di attaccamento e di
riconoscenza. Li
mai interrotti lavori, le cospicue cariche occupate fecero si che non più
rivedesse la sua patria, e le poche relazioni scientifiche ed artistiche
che esistono fra il nostro paese e la Spagna furono la causa che
rimanesse da noi sconosciuto. Premesso
questi cenni biografici passo ad accennare brevemente le principali sue
opere che mi fu dato di vedere e che danno un'idea del suo ingegno e
giustificano la stima in cui era tenuto il quella capitale. E' opera del Brambilla la facciata meridionale del palazzo reale di Madrid verso la gran piazza con ordine ionico in armonia con quella degli altri tre lati con scompartimenti più armonici, e spoglia da ornamenti pesanti che dominano quell'altissima real villeggiatura in Madrid. In una delle estremità veggonsi in una sala 7 quadri ad olio di diverse dimensioni dalli metri uno alli metri due; 1)
è la veduta del palazzo reale di Madrid dalla parte della campagna in
tempo di inverno con neve con riflesso di luce intensissima. 2)
in una campagna pure con nevicata. 3)
un lago con cielo nebuloso, e profondità di piantata con monti. 4)
la fontana di Cibele all'ingresso di Madrid colla vista del corso. 5)
l'ingresso solenne della regina Cristina per detta porta colle case
addobbate a festa con l'immenso popolo, truppe, carrozze di un effetto
bellissimo. 6)
il gigantesco acquedotto di Segovia opera romana colla vista al di sotto
della città e delle montagne. 7)
una veduta di nave con porte e figura. Percorrendo l'ameno giardino di
detta villa si incontra una gran capanna di legno alla rustica che egli
ha modellata su quella veduta nei suoi viaggi; vi si entra da prima in
una semplice anticamera, ma con il volto dipinto a fasce intrecciate in
mille modi in circa duecento, a diversi colori, ciascheduna vedesi un
ornato ed un fregio differente che fa meraviglia all'artista per tanta
ricchezza di immaginazione. Segue un Cabinetto con fiori esotici ed una
ritirata con panneggiamenti e cancelli chinesi. Ascesi
alcuni gradini trovasi una gran sala rotonda di gusto chinese. Qui il
nostro pittore ha disegnato e diretto questo capolavoro sfoggiando tutto
il sontuoso che riscontrasi nella China, impossibile a descriversi per
la bellezza degli ornamenti, delle decorazioni dei candelabri, del
lampadari, sedili e dipinti del volto, ed infiniti altri accessori. Scorrendo
lo stesso giardino trovasi un bel lago artificiale e nel casinò detto
imbarcadero vi è una sala ottagona ove sulle quattro pareti sono
dipinti a tempera vedute di marina di bell'effetto, ma ora un poco
sbiadite. La prima un mare di mattina, la seconda un uragano di mare con
fulmine, la terza una veduta al polo con monti di ghiaccio che
rinchiudono la corvetta abbandonata. La quarta una burrasca di mare. Nel
Casinò detto della regina vicino alla porta degli ambasciatori il
nostro Brambilla ha fatto prova dell'ottimo suo gusto nell'ornato. Le
pareti dell'atrio che mette alla sala principale, quelle della scala dei
pianerottoli e del volto sono dipinte a chiaro scuro formando vari
compartimenti con differenti pregi, candelabri, trofei e rosoni che pare
vedere opere dei nostri migliori ornatisti, ed il rilievo è tanto ben
condotto che illude anche da vicino quantunque fatti già da tanti anni.
Nel
palazzo detto, la casa dell'infanta ora abitata dal padre del re si
presenta al visitatore in una prima sala dieci quadri ad olio di diverse
dimensioni in ricche cornici dipinte dal nostro pittore. Sono vedute
tolte dai punti principali di Araminez cioè la veduta della fontana
della spina in cui ammirasi la trasparenza dell'acqua che cade sul
gruppo di marmo, e la luce del sole che attraversando i rami e le foglie
delle piante cade sul terreno. Due
vedute della piazza di S. Antonio di detto borgo prese in diverse punti
con macchiette e carozze che innalzano gran polverio. La vista della
casa del Labrador. Quella del lago dei pesci, quella della fontana di
Bacco con diversi viali di piante. La veduta dell'imbarcadero del
giardino del principe. Il Borgo di Araminez preso dall'alto e al
tramonto del sole. La vasca dei pesci e la casa dell'eremita. Tutte con
piante, monti, figure diverse e gustose. Conpiacevasi Ferdinando VII la
villeggiatura della vista più amene ed interessanti che 48 quadri ad
olio alcuni dei quali di dimensioni maggiori dei suddetti. Passando
quindi ad Aramiaz nel ricco palazzo detto la casa del Labrador potei
ammirare 48 quadri dei quali 18 riguardano luoghi dell'Escurial, e 30 di
Sant'Alfonso o della grangia. Accennerò
solo per brevità ai principali, cioè: 1)
l'interno dei cortile di S. Lorenzo colla veduta della facciata della
chiesa nell’atto che Ferdinando VII
entrando
in essa con il suo seguito con ben disposto corpo di truppa presenta
l'arma. 2)
l'interno della chiesa di S. Lorenzo, presa di fianco in cui si vedono
oltre le belle architetture li pregiati dipinti della volta del nostro
Giardani. 3)
l'interno del cortile di quel convento detto gli Evangelisti in cui
campeggia la bella architettura e la ricca fontana di mezzo, colle statue
degli evangelisti. 4)
il grandioso coro della suddetta chiesa con li frati Gerosolimitani nei
loro stalli, dove fa bella mostra il ricchissimo lampadario di cristallo
di rocca, lavorato in Milano e regalato da Carlo secondo. Non
posso a meno di accennare che dietro a questo coro ammirasi il famoso
crocifisso di marmo bianco in grandezza naturale di Benvenuto Cellini, che
per molto tempo si ignorò ove fosse ospitato. Il prospetto del magnifico
scalone del convento colli affreschi della volta e delle pareti di
Giordani, mentre Ferdinando VII discende con seguito reale, ed ai piedi
del pittore che l'attende. L'interno della bellissima aula della
biblioteca
del
convento illuminato dalla luce delle finestre di lato con tenda dove si
vedono li ricchi scaffali con libri, li affreschi della volta del
Pellegrino Pellegrini, con gli ornati di genere raffaellesco. E' tanto
naturale che pare effettivamente trovarsi in essa. Buon effetto fanno pure
la disposizione di molte persone col re e col pittore a fianco. L'interno
della ricca sagrestia di detta chiesa illuminata da moltissime candele
sull'altare di fronte e nell'atto che il re con suo seguito sta
ginocchioni adorando la Sacra Particola (reliquia veneratissima) di
effetto mirabile per quella luce spessa su tante persone e tante
fisionomie e per i riflessi dei vari colori e pel fumo di turiboli che
agitansi da quei frati egualmente prostrati. 5)
l'interno del Phanteon sottoposto all'altare maggiore di quella chiesa di
forma ottagonale illuminato pure dai lumi di un ricchissimo lampadario che
pende dal mezzo cui vedonsi le diverse nicchie con le ceneri di quei re, e
il ricco altare da Otto angeli grandi, bronzo dorato, lavoro di Antonio
Caroni nostro milanese. Il tutto di sommo effetto. Li altri dieci
riguardano vedute prese in diversi punti dell'Escurial sia da vicino per
vedere quel grandioso fabbricato della unità con vento, chiesa e palazzo
reale cui signoreggia la gran cupola e le dieci torri sia da lontano per
spaziare in quei monti, sia quella selva e quei giardini con tutti quegli
accessori di piante e di cielo che seppe ben collocare il pittore. Passando
in altra sala della stessa casa del Labrador la trovi ornata di trenta
suoi altri quadri ad olio in dimensioni diverse rappresentanti vedute
prese alla real villa di S. Alfonso o della Grangia che pel numero delle
sue statue, delle sue fontane e dell'abbondante acqua che gettano e
l'amenità dei suoi giardini si può chiamare un secondo Versailles. Non
lascio di repliche di accessori, di cascate, di piante, di viali, di monti
e di cielo. Non dimenticò neppure i bei contorni sia per vedute generali
che della gran piazza e palazzo e di arcobaleno ora nella ridente
stagione, ora nella nevicata d'inverno, e direi quasi in tutte le ore del
giorno. Anche
all'Escurial quella corte gode di belle vedute. Aramianz ed infatti, nella
villa detta la casa del Principe trovansi tre sale ornate con 19 quadri ad
olio di diverse dimensioni con 15 vedute di detto luogo due del paese di
Isabella, uno di Antigola, e due del Solano de Cabras. Anche qui il nostro
pittore non venne meno di far risaltare la magia del suo pennello. Nella
prospettiva generale del luogo di Isabella ottimo effetto fa una fornace
di calce al momento che è cotta, poiché attraverso il fumo nero scorgesi
dall'alto la calce arroventata. Nella veduta del Solano de Cabras ammirasi
una gran vallata con monti arborati, col re Ferdinando che sta dall'alto
osservando il pittore Brambilla che copia il prospetto. Altra
veduta di Aravainez presa dal giardino dell'isola dove scorgesi il fiume
Tago con il ponte in due archi e viali laterali con frondose piante, vi
scorre la barca reale con altre di seguito e molta gente che applaude
battendo le mani al re. Due vedute diverse della cascata del Tago dove
l'acqua pare anche da vicino scorrere. Veduta di Aramin da levante col
prospetto del palazzo reale a due lati colla piazza in cui vi è molta
gente, carrozze, cavalli e gran polverio e viale con piante. L'allegra
vista di Antigone col lago con montagna con amena isoletta, il re e la
regina in carrozza con molte macchiette ed un bel cielo di mattina. Le tre
piccole cascate semi circolari di un ramo del Tago, il palazzo si scorge
attraverso i rami, con viali. Altro prospetto della facciata principale
del palazzo col sole al tramonto, molte carrozze, carette, donne a cavallo
secondo quell'uso, soldati ed altri con una sorprendente distribuzione. Tutti
li sopraccennati quadri vengonsi distinti in ricche cornici colla
descrizione a lettere d'oro e concorrono con moltissimi capi d'arte d'ogni
qualità a rendere quella reale villeggiatura si frequentate da nazionali
e forestieri. Anche
tutte le altre sono bellissime non meno ricche della altre in ciò che può
gustare l'osservatore. Se
fui prolisso in queste descrizioni, ne fu la causa che mi premeva far
conoscere i diversi generi di pittura in cui si distinse. Nel
palazzo reale di Madrid e nella regia villeggiatura della Florida esistono
altre sue opere che non mi fu dato di poter vedere. Altri
quadri esistono presso sua figlia unitamente a moltissimi studi e
prospettive e vedute interne di antichi templi del Messico e molti disegni
di quelle regioni da lui visitate. Riassumendo
quanto diffusamente accennai, il pittore Brambilla racchiuse in sé tutte
le qualità che possono distinguere separatamente vari artisti sia che lo
consideri ornatista, sia architetto, sia prospettico sia paesista. Nei
suoi ultimi anni applicò più particolarmente in questi quadri ad olio, e
tanta facilità aveva in esso acquistato che tanti ne produceva. Omettendo
di accennare alle altre sue opere come ornatista architetto farei alcune
osservazioni su quelle vedute di paesaggi e prospettive che comodamente
potei esaminare e confrontare sui luoghi studiati. Nelle prospettive
interne dei luoghi non accontentavasì solo e sempre le dimensioni. Dall'occhio
quantunque già esperimentatissimo, ma voleva che le varie misure ne
precisassero le linee, onde più al naturale si mostrassero. La
naturalezza dei colori, il gioco della luce diretta dal sole e dagli altri
corpi luminosi, che riflessa sui diversi oggetti, vennero dal suo pennello
condotti con singolare maestria. La prospettiva tanto necessaria in simili
opere aveva, che tanto contribuisce a far misurare la distanza che pure si
possa prefiggersi per quei giudizi, quelle piazze, per quei monti e per
quelle valli da lui accuratamente studiate. Egli studiò il cielo alla
aurora, al levare del sole, al mezzodì e al tramonto sia sereno o
nebuloso o burrascoso, l'acqua tranquilla di uno stagno, ora agitata di un
mare, ora scorrente e placida, ora nelle grandi cascate schiumose, ora
trasparente nei getti della fontana che ricadendo sui gruppi lascia
trasvedere le figure. Insomma
parlando solo di questi ultimi generi di pittura accoppiò quanto di bello
e di vero più volte noi ammiriamo alla esposizione di Brera del Gozzi,
del Bisi, dell'Azeglio, del Migliaro, del Calvi, del Canella e di altri
grandi pittori. Colla
maggiore soddisfazione, raccolte le nozioni sul pittore Ferdinando
Brambilla dei suoi viaggi, cariche ed opere perché saranno accette dagli
amatori delle belle arti, contribuendo così a dar lustro alla sua patria
e gloria all'accademia e alla città di Milano che lo allevò, ed altresì
possiamo compiacerci che tanti suoi lavori siano posti accanto ai
magnifici affreschi del Velasquez, Perez, Gomez in palazzi di Spagna. Ad
onta però che esso abbia dato tanta pubblicità e privati saggi del suo
sapere artistico, ed abbia coperto cariche sì luminose con universale
ammirazione, pure con mia sorpresa, vidi che nessuno a Madrid, quasi
seconda sua patria, pensò a tramandare il suo nome né con uno scritto né
con qualche monumento. In Italia, e particolarmente a Milano, gli uomini che si rendono meritevoli della comune estimazione, che onorano con senno e colle opere il loro paese, vengono raccomandandosi alla posterità con pubbliche testimonianze; e mentre si dà un giusto tributo al merito, servono ad una nobile emulazione. Conghietturando quali potessero essere i motivi, ma se ne affascinarono. E' perché non era di nazione spagnola? Avrà avuto forse parte invidia poiché nessuno finora potè pareggiarlo né riprendere il suo pennello? Sarà forse quella ingiusta trascuranza che talvolta purtroppo succede che ci fa apprezzare gli uomini e le loro opere dopo molti anni e finché non sono scomparsi? Qualunque sia ebbi la consolazione sempre di vederne il ritratto e il busto che l'amore filiale seppe conservare per dolce memoria.
Da
“I Quaderni del Portavoce n. 52 – Personaggi di casa nostra” di
Carlo Valli
Nota della redazione. (Avendo esaminato l'originale del documento è doveroso osservare che alcune parole sono state inserite interpretando gli appunti che in alcuni casi erano di difficile lettura essendo il manoscritto un brogliaccio di appunti con tantissime cancellature e correzioni; senza contare che il documento è datato 30 maggio 1852). |