di Martina Sacchi

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AFFRESCHI DELLA CAPPELLA

Le scene, rappresentate su uno sfondo blu oltremarino, sono inserite in una struttura architettonica ad archetti pensili dipinta in scorcio prospettico creando una sensazione di trompe l’oeil tramite l'illusione di un'apparizione celeste.

I brani di affresco sono pervenuti in modo frammentario e la ricostruzione è possibile solo per le parti superiori di tre pareti in quanto sulla quarta parete, ubicata sul lato nord, sono rimasti pochi frammenti. Per quanto riguarda la zona inferiore, separata, fino al momento del restauro, dalla superiore mediante un solaio ligneo, rimane l'ipotesi che fosse interamente decorata a finti marmi policromi di cui rimane una piccola traccia sotto la scena della Crocifissione. L'espediente della decorazione a finto marmo era stata precedentemente sperimentata da Giotto nella Cappella dell' Arena in cui, la parte inferiore che costituisce lo zoccolo, era stata dipinta a finto marmo grigio con riquadri rappresentanti vizi e virtù in modo speculare.

Tale decorazione a riquadri in finto marmo policromo viene anche sperimentata dai pittori sia dell'oratorio di Mocchirolo che di Lentate.

La volta è la parte della cappella meglio conservata nell'originale struttura.

 

 

 

 

PARETI

Nella parete sud si svolgeva una solenne scena di Incoronazione della Vergine o Glorificazione della Vergine (non si è certi sull'identificazioni del tema perché non è possibile scorgere la posizione delle mani del Cristo) che prevedeva Cristo e Maria in trono circondati da un coro di Santi, Sante, Beati, Santi Vescovi e Martiri.

Sulla parete est si svolge la scena della Crocifissione di cui, purtroppo, si è salvato poco: parte della testa del Cristo, le braccia, il profilo del busto e del perizoma bianco con l'orlo dorato; integro l'angelo che volteggia a sinistra della croce mentre quello a destra è pervenuto parzialmente. Si distinguono le figure della Vergine, probabilmente quella di Maria Maddalena, le anziane pie donne ed il centurione.

Sulla parete ovest erano rappresentate due scene di cui solo una si è conservata, quella sul lato sinistro, e raffigura Mosè inginocchiato ai piedi del Monte Sinai in atto di ricevere le tavole della Legge.

Per quanto riguarda la parete nord non è rimasto quasi nulla, rimangono pochi frammenti.

 

 

 

Particolare degli affreschi della cappella ducale - Santo Vescovo

Particolare degli affreschi della cappella ducale: figure di sante vergini

 

 

 

 

Il castello offerto alla madonna - committente con vergine

Busto di Profeta

 

LA VOLTA

La decorazione della volta, a differenza delle pareti, ci è giunta conservata quasi interamente nell' originale integrità. Le quattro vele della volta a crociera sono incorniciate da fasce decorative molto raffinate a foglie d'acanto e fiori su sfondo rosso scuro ed azzurro con inserzione di tondi decorati con motivi geometrici; all’interno di ogni vela vi è un tondo polilobato all’interno del quale è inserito il busto di un profeta. Le decorazioni recano tracce di dorature e rilievi che richiamano il gusto toscano vigente in quel periodo.

 

COLLOCAZIONI TEMPORALI E ATTRIBUZIONI

 

Una studiosa, Rosa Auletta, ha formulato l'ipotesi che Giovanni da Milano, pittore lombardo trasferitosi poi a Firenze, sia l'ideatore del ciclo pittorico. È, infatti, altamente probabile che il pittore abbia avuto la propria istruzione artistica in Lombardia, dov'era nato, precisamente vicino a Como, prima di recarsi a Firenze dove egli non appare prima del 1346. Tale ipotesi porta a credere che, quando giunse a Firenze, fosse già formato nella sua personalità artistica ricca dei particolari tipici dell'arte trecentesca dell'Italia settentrionale.

Un'altra studiosa, Carla Travi, nel suo saggio, descrive i punti salienti della vita e le opere da lei considerate proprie di Stefano Fiorentino (Firenze 1301 - 1349), uno dei più illustri seguaci di Giotto e pittore che ella ritiene sia stato la figura ideatrice del ciclo cassanese. Entrambe le studiose individuano la presenza di più frescanti all’interno del ciclo pittorico in esame ma anche l’esistenza di un’unica grande personalità in fase progettuale.

 

I SALONI DEL LATO EST

 

Le pareti affrescate dei saloni del lato est, che si trovano sul lato del fiume, appartengono ad un periodo databile intorno alla prima metà del trecento; tali pitture presentano varie sovrapposizioni, tutte databili entro il secondo quarto del trecento. Le sale si trovano, dunque, nella parte in cui maggiormente lavorò il Gadio per la creazione della scarpata sul fiume; l'architetto puntò alla fortificazione del corpo esterno ma riuscì a lasciare abbastanza inalterata la spazialità interna, permettendo la conservazione delle pitture murarie che adornavano, con colori molto vivaci gli ambienti.

Per quanto riguarda i saloni vi si trovano innumerevoli motivi geometrici con colori molto vivi: verde, blu, ocra, marrone, rosa, giallo ... sapientemente accostati dai frescanti in modo da creare ambienti ricchi di luce. Oltre ai motivi geometrici ricchi di figure quali triangoli, rombi, rosoni circolari sulla volta e finti marmi, si trovano anche finti velari che attribuiscono alla parete un effetto illusionistico riuscendo ad allargare la concezione della spazialità. In una delle sale è stata ritrovata una bifora in marmo decorata con il biscione visconteo e con il simbolo arcivescovile di Giovanni Visconti e perciò ascrivibile agli anni trenta o quaranta del trecento.

 

 

Salone lato est - bifora in marmo - foto Renato Siesa

 

Salone lato est - foto Marino Nicola

Salone lato est - particolare - foto Marino Nicola

la meridiana del castello - foto Marino Nicola

Il cortile del castello - foto Marino Nicola

Il cortile del castello - foto Marino Nicola

Il pozzo del cortile del castello - foto Renato Siesa

 

Bibliografia

 

Auletta R.,  Affreschi  Trecenteschi nella Cappella Viscontea del Castello di Cassano d’Adda, in “Bollettino d’Arte del Ministero dei Beni e le Attività Culturali”, 57-72, n. CXIX,  2002.

 

Travi C., Per Stefano Fiorentino: problemi di pittura tra Lombardia e Toscana intorno alla metà del Trecento, in “Arte Cristiana” n.816, Milano 2003, pp 157-172.

 

Travi C., Pittura del Trecento in Brianza: novità e riscoperte (Parte I), in “Arte Cristiana” n. 833, Milano 2006, pp 105-116.

 

E testimonianze orali dei proprietari del castello.

 

RILEVANZA STORICA DELLE RAFFIGURAZIONI ARALDICHE NEL CASTELLO DI CASSANO D'ADDA

ARALDICA VISCONTEA: STORIA DI DUE BIFORE GOTICHE

di  Gianfranco Rocculi

IL MODELLO VISCONTEO: IL CASO DI BERNABÒ

di Serena Romano

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