di Martina Sacchi
Pagina 4
AFFRESCHI DELLA CAPPELLA Le scene, rappresentate su uno
sfondo blu oltremarino, sono inserite in una struttura architettonica ad
archetti pensili dipinta in scorcio prospettico creando una sensazione
di trompe l’oeil tramite l'illusione di un'apparizione celeste. I brani di affresco sono pervenuti
in modo frammentario e la ricostruzione è possibile solo per le parti
superiori di tre pareti in quanto sulla quarta parete, ubicata sul lato
nord, sono rimasti pochi frammenti. Per quanto riguarda la zona
inferiore, separata, fino al momento del restauro, dalla superiore
mediante un solaio ligneo, rimane l'ipotesi che fosse interamente
decorata a finti marmi policromi di cui rimane una piccola traccia
sotto la scena della Crocifissione. L'espediente della decorazione a
finto marmo era stata precedentemente sperimentata da Giotto nella
Cappella dell' Arena in cui, la parte inferiore che costituisce lo
zoccolo, era stata dipinta a finto marmo grigio con riquadri
rappresentanti vizi e virtù in modo speculare. Tale decorazione a riquadri in
finto marmo policromo viene anche sperimentata dai pittori sia
dell'oratorio di Mocchirolo che di Lentate. La volta è la parte della cappella meglio conservata nell'originale struttura.
PARETI Nella
parete sud
si svolgeva una solenne scena di Incoronazione
della Vergine
o Glorificazione della Vergine (non si è certi
sull'identificazioni del tema perché non è possibile scorgere la
posizione delle mani del Cristo) che prevedeva Cristo e Maria in trono circondati da un
coro di Santi, Sante, Beati, Santi Vescovi e Martiri. Sulla parete est
si svolge la scena della Crocifissione
di cui, purtroppo, si è salvato poco: parte della testa del Cristo, le
braccia, il profilo del busto e del perizoma bianco con l'orlo dorato;
integro l'angelo che volteggia a sinistra della croce mentre quello a
destra è pervenuto parzialmente. Sulla parete ovest
erano rappresentate due scene di cui solo una si è conservata, quella
sul lato sinistro, e raffigura Mosè inginocchiato ai piedi del Monte Sinai in atto di ricevere le
tavole della Legge. Per quanto riguarda la parete
nord non è rimasto quasi nulla, rimangono pochi frammenti.
LA VOLTA La decorazione della volta, a differenza delle pareti, ci è giunta conservata quasi interamente nell' originale integrità. Le quattro vele della volta a crociera sono incorniciate da fasce decorative molto raffinate a foglie d'acanto e fiori su sfondo rosso scuro ed azzurro con inserzione di tondi decorati con motivi geometrici; all’interno di ogni vela vi è un tondo polilobato all’interno del quale è inserito il busto di un profeta. Le decorazioni recano tracce di dorature e rilievi che richiamano il gusto toscano vigente in quel periodo.
COLLOCAZIONI TEMPORALI E ATTRIBUZIONI
Una studiosa, Rosa Auletta, ha
formulato l'ipotesi che Giovanni da Milano, pittore lombardo trasferitosi poi a Firenze, sia l'ideatore del ciclo pittorico.
È, infatti,
altamente probabile che il pittore abbia avuto la propria istruzione
artistica in Lombardia, dov'era nato, precisamente vicino a Como, prima di
recarsi a Firenze dove egli non appare prima del 1346. Tale ipotesi
porta a credere che, quando giunse a Firenze, fosse già formato nella
sua personalità artistica ricca dei particolari tipici dell'arte
trecentesca dell'Italia settentrionale. Un'altra studiosa, Carla Travi, nel suo saggio, descrive
i punti salienti della vita e le opere da lei considerate proprie di
Stefano Fiorentino (Firenze 1301 - 1349), uno dei più illustri seguaci
di Giotto e pittore che ella ritiene sia stato la figura ideatrice del
ciclo cassanese. Entrambe
le studiose individuano la presenza di più frescanti all’interno del
ciclo pittorico in esame ma anche l’esistenza di un’unica grande
personalità in fase progettuale.
I SALONI DEL LATO EST
Le pareti affrescate dei saloni
del lato est, che si trovano sul lato del fiume, appartengono ad un
periodo databile intorno alla prima metà del trecento; tali pitture
presentano varie sovrapposizioni, tutte databili entro il secondo quarto
del trecento. Le sale si trovano, dunque, nella parte in cui
maggiormente lavorò il Gadio per la creazione della scarpata sul fiume;
l'architetto puntò alla fortificazione del corpo esterno ma riuscì a
lasciare abbastanza inalterata la spazialità interna, permettendo la
conservazione delle pitture murarie che adornavano, con colori molto
vivaci gli ambienti. Per quanto riguarda i saloni vi si
trovano innumerevoli motivi geometrici con colori molto vivi: verde,
blu, ocra, marrone, rosa, giallo ... sapientemente accostati dai
frescanti in modo da creare ambienti ricchi di luce. Oltre ai motivi
geometrici ricchi di figure quali triangoli, rombi, rosoni circolari
sulla volta e finti marmi, si trovano anche finti velari che
attribuiscono alla parete un effetto illusionistico riuscendo ad
allargare la concezione della spazialità. In una delle sale è stata
ritrovata una bifora in marmo decorata con il biscione visconteo e con
il simbolo arcivescovile di Giovanni Visconti e perciò ascrivibile agli
anni trenta o quaranta del trecento.
|
la meridiana del castello - foto Marino Nicola |
Il cortile del castello - foto Marino Nicola |
Il cortile del castello - foto Marino Nicola |
Il pozzo del cortile del castello - foto Renato Siesa |
Bibliografia Auletta R., Affreschi Trecenteschi nella Cappella Viscontea del Castello di Cassano d’Adda, in “Bollettino d’Arte del Ministero dei Beni e le Attività Culturali”, 57-72, n. CXIX, 2002. Travi C., Per Stefano Fiorentino: problemi di pittura tra Lombardia e Toscana intorno alla metà del Trecento, in “Arte Cristiana” n.816, Milano 2003, pp 157-172. Travi
C., Pittura del Trecento in Brianza:
novità e riscoperte (Parte I), in “Arte Cristiana” n. 833,
Milano 2006, pp 105-116. E
testimonianze orali dei proprietari del castello.
|
RILEVANZA STORICA DELLE RAFFIGURAZIONI ARALDICHE NEL CASTELLO DI CASSANO D'ADDA
ARALDICA VISCONTEA: STORIA DI DUE BIFORE GOTICHE
di Gianfranco Rocculi
IL MODELLO VISCONTEO: IL CASO DI BERNABÒ
di Serena Romano