Le
vicende storiche artistiche dell'oratorio di S. Antonio a Groppello
d'Adda sono senza dubbio legate all'importante figura del Cardinal
Monti. Nel
1994, in occasione di una mostra "le Stanze del Cardinal Monti,
1635-1650, la collezione ricomposta", tenutasi presso Palazzo Reale
a Milano, si è cercato di ricostruire con attenti studi il profilo di
una figura così rilevante che per circa quindici anni ha avuto un ruolo
chiave nelle vicende storiche sociali della Lombardia del Seicento. Nato
il 5 Maggio del 1593 Cesare Monti, appartenente a una nobile famiglia di
Milano, fu avviato alla carriera ecclesiastica dallo stesso Federico
Borromeo, Arcivescovo di Milano e grande amico d'infanzia del padre
Princivalle Monti. Studiò
presso il collegio Borromeo a Pavia, tappa obbligata per chiunque
aspirasse a una carriera politico amministrativa, laureandosi in diritto
nel 1617. Da allora fino alla sua nomina ad Arcivescovo di Milano,
avvenuta nel 1632, la sua carriera ecclesiastica fu rapida e segnata da
importanti nomine e incarichi conferitegli dal Papa Gregorio XV e
successivamente dal Papa Urbano VIII. Non
senza peso, per le sue conseguenze, fu la missione come nunzio
straordinario in Spagna presso la corte di Re Filippo IV nel 1628, in un
periodo di forti tensioni politiche tra le due maggiori potenze europee
Spagna e Francia. Tornato
in Italia nel 1634, nel 1635, dopo aver ricevuto la porpora cardinalizia
dal Papa Urbano Vili, Cesare Monti rientra a Milano. Molti
furono i problemi che il Cardinale dovette affrontare una volta occupata
la cattedra e molti furono i provvedimenti presi a favore di un
risanamento politico, economico, sociale, morale e culturale della sua
diocesi. La crisi economica, in parte causata dall'incapacità e inerzia
del governo spagnolo, e l'epidemia di peste che decimò la popolazione,
aprendo larghi vuoti anche tra le file del clero, portarono a una serie
di iniziative che il cardinale perseguì con sollecitudine e che non
tardarono a dare i loro frutti. Durante il suo episcopato si registra
una progressiva ripresa che porta, tra le altre cose, al ristabilimento
di molte istituzioni religiose, seminari per chierici, scuole per
ragazzi, confraternite, ecc., duramente colpite negli anni di crisi. In
ambito artistico-culturale, condizionato anch'esso dalle vicende
politico economiche, il cardinal Monti ripercorre la strada tracciata
dai suoi predecessori San Carlo e Federico Borromeo, sviluppando un'arte
religiosa che si ispira ai principi della chiesa post-tridentina: un'
arte semplice e chiara attenta alla verità teologica, un' arte intesa
come efficace mezzo di comunicazione della propaganda religiosa e come
strumento di contrapposizione alla diffusione dell'eresia protestante. Si
erigono nuove chiese, nuovi santuari, oratori, si provvede al restauro
di antichi luoghi di culto, si procede all'abbellimento di questi luoghi
sacri con la chiamata di valenti artisti che rinnovano a fondo il
linguaggio figurativo, contribuendo ad arricchire il panorama artistico
della Lombardia del Seicento. Groppello
d'Adda era una delle più importanti ville arcivescovili a cui il
cardinal Monti dedicò particolari cure. La villa, tuttora esistente e
bisognosa di restauri, fu ristrutturata e ampliata dallo stesso San
Carlo perché diventasse una residenza estiva per i suoi successori. Il
Monti commissionò i lavori per l'abbellimento della villa e fece
costruire anche il piccolo oratorio situato lungo l'argine del fiume, al
quale ora si accede imboccando, dalla strada lungo il canale della
Martesana, una stretta carrareccia, via Sant'Antonio. |
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Casa arcivescovile di
Groppello
d'Adda |
L'edificio,
di rigorosa architettura del Seicento lombardo, è semplice e modesto:
il nome dell'architetto rimane tuttora ignoto. La facciata, concepita
secondo moduli classici, si presenta come la parte più interessante
dell'edificio: quattro lesene si dispongono ai lati di un bellissimo
portale ancora cinquecentesco e di una finestra quadrata; sovrasta la
facciata il profondo timpano. L'unico elemento che rende disarmonica la
rigorosa struttura architettonica è la presenza di un vano, la
sacrestia, attaccata alla destra dell'abside. Per la decorazione
dell'interno venne chiamato Giovanni Mauro della Rovere detto il
Fiamminghino (il padre Gerolamo, anch'esso pittore, era originario di
Anversa), la cui firma e data di esecuzione, 1638, sono ricordate in una
finta lastra marmorea dipinta sotto l'ultimo affresco. |
Oratorio di S. Antonio di Groppello d'Adda - facciata foto R. Siesa |
Oratorio di S. Antonio di Groppello d'Adda - vista laterale foto R. Siesa |
Quando il Fiamminghino s'impegna a Groppello, che è da ritenersi l'ultimo ciclo di affreschi compiuto (muore nel 1640), ha alle sue spalle una intensa attività di pittore svolta accanto al fratello Giovan Battista nei maggiori cantieri della Lombardia; a Milano nella Chiesa di Sant'Angelo, Santa Maria presso San Celso, Sant'Eustorgio; all'Abbazia di Chiaravalle e nelle più lontane valli. Importantissimi sono i lavori presso i Sacri Monti di Crea, Varallo, Orta e Varese, baluardi di protezione al dilagare dell'eresia protestante, luoghi destinati al culto popolare.
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Gli
affreschi si dispiegano lungo le pareti, il soffitto con la "Gloria
di Sant'Antonio" e l'abside. Si tratta di un meraviglioso ciclo di
tema agiografico che il Fiamminghino sviluppa attraverso un linguaggio
corsivo, semplice, quasi ingenuo, dove ingenuità non significa certo
scarsa padronanza di mezzi tecnici, ma si configura
come una precisa e sicura scelta stilistica che ha come fine la facile
comunicabilità e immediatezza delle storie rappresentate. Il
fatto religioso viene ricondotto ad una dimensione quotidiana. La vita
di Sant'Antonio, vissuto nel XIII secolo, viene letta in chiave
contemporanea. Tutto ci riporta ai primi anni del Seicento: gli
ambienti, gli ampi scenari architettonici e paesaggistici, risolti
secondo rigorosi criteri di prospettiva e fortemente illusionistici, gli
arredi come il ciborio e il pulpito, la barella, il letto con il
baldacchino, persino le spade e le armi sono tutti elementi
anacronistici. Anche i personaggi rappresentati sono vestiti secondo la
foggia del tempo: il Santo, il popolino, il giudice, lo scrivano, i
notabili, i birri, i nobili e le dame, tutti coloro che partecipano agli
eventi, indossano abiti alla moda. Tutto ciò contribuisce a una lettura
più diretta e coinvolgente. In
scene come "Il Miracolo del cuore dell'avaro", "La
Predica del noce" o "La Predica ai pesci" sorprende
l'essenzialità della scena dove l'attenzione dello spettatore si
focalizza verso l'unico evento principale, il miracolo e il Santo. Tutta
intorno sta la gente che partecipa all'evento con grande fervore: dai
nobili (il giovane elegantone e la dama con il copricapo nel
"Miracolo del cuore dell'avaro"), ai popolani con bimbi e
cani, ai malati, storpi e lebbrosi che accorrono; e si stringono al
Santo. Tutti sono ritratti in un determinato atteggiamento, in un
momento preciso; i volti sono espressivi e caratterizzati, veri e propri
ritratti. Ampia è la gamma dei sentimenti espressi, meraviglia,
perplessità, fiducia, gioia, meditazione e la profondità psicologica.
Tutto concorre a coinvolgere lo spettatore che si sente anch'esso
partecipe all'evento, secondo appunto quella volontà di
evangelizzazione e quel progetto di edificazione religiosa e morale che
la Chiesa post-tridentina perseguiva con zelo e che trova nel
Fiamminghino uno dei maggiori e più bravi interpreti. Non a torto molti
storici hanno voluto vedere in questi affreschi un ritorno all'ingenuità,
alla freschezza narrativa dei cicli di affreschi del Trecento: certe
semplificazioni nell'organizzazione delle scene, certi arcaismi come
stacchi di segno e di colore, che sono frutto di una scelta consapevole,
ci riportano alle storie di santi che anonimi pittori del Trecento
avevano dipinto in oratori e chiese della Lombardia (Solaro, Lentate e
Albizzate). Ciò non toglie, tuttavia, che il Fiamminghino mostri una
sicurezza di tocco e di segno, una sensibilità cromatica giocata su
colori tenui, azzurro, giallo, rosa, verde, malva, bianco e una coerente
organizzazione spaziale ottenuta attraverso ampi fondali architettonici
e paesaggistici con scorci di città, alcuni dei quali facilmente
riconoscibili. Silvia Mastriforti Bibliografia:
Da:
"I quaderni del Portavoce n. 38 Famiglia Parrocchiale" di Carlo
Valli VISITA GUIDATA ORATORIO S. ANTONIO DI GROPPELLO
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Questo
VIRTUAL
TOUR ci permette di scoprire fin nei minimi particolari un
prezioso bene artistico della prima metà del ‘600 del nostro
territorio cassanese: l’Oratorio
di S. Antonio di Groppello d’ Adda e il complesso ciclo
pittorico di Giovan Mauro Della Rovere detto il Fiamminghino. Questo
prodotto ad alta definizione ci è stato donato da Gianluca Colombi,
esperto di realtà virtuale immersiva e servizi multimediali con
spiegazione delle opere a cura di Piera De Maestri. Inizia
così la vostra visita virtuale a 360° e vivrete un’esperienza unica:
potrete vedere da vicino i particolari della Gloria
di S. Antonio della volta, percepire le pennellate e le
sfumature contrastanti dei colori caldi e freddi ed entrare nei paesaggi
che fanno da sfondo ai tanti miracoli di frate Antonio che conobbe San
Francesco d’ Assisi e al quale le folle si rivolgevano per
avere conforto dalla peste e dalle malattie del corpo e dell’ anima.
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