Da “I Quaderni del Portavoce
n. 10” di Carlo Valli
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LA CHIESA E IL CONVENTO DI S. ANTONIO |
LA
CRONICHETTA DEI FRATI 1.
Alessandro Tadino, il celebre dottore tanto benemerito di
Cassano, anzi di tutto il Ducato di Milano durante la peste del 1630,
con suo Testamento 24 novembre 1661 dispose «per dimostrare la mia
naturale affetione e gratitudine verso li Padri Cappuccini, da me sempre
amati e serviti nelle loro infirmità sino a questo giorno, puoco meno
che 40 anni, li lascio la mia Casa nobile di Cassano sopra Adda, con le
Casette contigue, Ronchetti e Giardini per fabbricare in luogo di buona
temperie d'aria un Monastero a beneficio delli Padri infermi
convalescenti del Convento di Melzo, luogo di pessima aria... sperando
che abbiano buona memoria dell'anima mia e delli miei deffonti... e per
dar principio alla detta fabbrica gli siano somministrati scudi 500. 2.
I reggenti del popolo di Cassano fanno istanza presso i
Cappuccini, e chiedono e ottengono l'assenso del Feudatario Principe
Bonelli da Roma e dalla S. Congregazione dei Vescovi e Regolari. 3.
Cristoforo Benzi «Capo della impresa della mercanzia»
Presidente del Banco di S. Ambrogio — homo molto denarioso e generoso,
che indi a poco (1699) avrebbe fondato e largamente dotato la Chiesa e
Abbazia dei SS. Aquilino e Carlo, si impegna a sostenere la maggior
parte della spesa. 4.
In considerazione di quanto sopra e a prevenire il pericolo che
altri frati si stabiliscano a Cassano, il Padre Provinciale nel Capitolo
tenuto a Milano il 17 sett. 1697 mette ai voti la proposta della
fondazione di un Convento a Cassano. Sopra centosei intervenuti,
soltanto tre votarono contro. Allora, «saltarono su li sodetti Padri
vocali» e ci par di vederli aggrottare le ciglia e borbottare fra le
barbe tremolanti: «bisognerebbe cacciarlo a Melzo, costoro, a godersi
la malaria!» 5.
La Scuola del SS. Sacramento, proprietaria del campo S. Ambrogio
di pertiche 32, lo vende ai Cappuccini, previa informazione favorevole
del Prevosto Settala, parere positivo del Vescovo Alessandro Croce e
assenso della S. Congregazione. 6.
Posa della prima pietra della Chiesa (14 giugno 1700) là dove
ora è la porta maggiore di S. Antonio, presenti il Provinciale, i
Definitori, molti frati e preti e grande folla. Il Marchese D'Adda cede
l'onore della posa a Cristoforo Benzi. Da notarsi nell'occasione «la
pomposa mostra che fece in questo Pubblico l'ill.mo Rev.mo sig. Prevosto
Galeazzo Settala» il nobile che scrive col noi maiestatico dei grandi
— ma soprattutto l'eloquente discorso che pronunciò il P. Angelo del
nobili Cortesi da S. Angelo Lodigiano «resosi
ogietto della più alta stima». 7.
P. Agostino dei nobili Trotti, mandato per primo a dirigere i
lavori «resosi inabile alla carica della fabbrica per la sua avanzata
età, anzi già passato all'altra vita» e sostituito da P. Tommaso da
Milano, il quale «non guardava a tempi freddi né a tempi caldi né
meno a borasche venti contrarii quando andava sul Lago Maggiore a fare
le provisioni di sassi vivi e di legnami d'ogni sorta». Le travi
vengono anche dal bosco del Convento di Rho. Capomastro è fra Protasio
da Astano e dopo di lui fra Giuseppe da Montegrino, architetto
bravissimo. Frati in gran parte sono i muratori (come fra Paolo da
Belgioioso e fra Agostino da Prato) e frati i legnamari, come fra Giuseppe da Oleggio (all'occorrenza anche cuoco)
e fra Marcello da Lodi che, finita la fabbrica, domandò di andare
Missionario al Congo e morì in viaggio a Lisbona. Il 14 giugno 1701
posa la prima pietra del Convento. E badate al senso pratico dei buoni
fratelli: cominciarono a fare «il Refetorio, la Cuccina, lavandino e la
stanza de boccali». Il resto viene dopo nel 1702-1703. 8.
Il 22 luglio 1704 il Generale dei Cappuccini P. Agostino da
Tisana, di passaggio da Cassano, benedice Chiesa e Convento, arredati
col superfluo requisito negli altri conventi dal P. Provinciale. 9.
Battaglia di Cassano (16 agosto 1705). Di qua dall'Adda i
franco-spagnoli, capeggiati dal Duca di Vendóme a difesa della
posizione e del Castello. Di là dall'Adda gli Alimanni del Principe
Eugenio di Savoia, che tentano forzare il passo per correre in aiuto al
duca Vittorio Amedeo assediato dai francesi in Torino. Nella memoranda
giornata il Principe Eugenio lascia sul campo 5 o 6 mila tedeschi e non
riesce a passare: ma ai gallo-ispani la resistenza costa dai dieci ai
dodici mila tra morti e morenti. Due capi hanno tomba in S. Antonio: il
Principe di Leiningen, Generale degli Alemanni all'altare di S. Nicolò,
il Duca di Moriat, Brigadiere dei francesi all'altare di San Felice,
oltre due vivandieri francesi fuori della Chiesa, sul lato destro. In
tale funesta contingenza rifulse di nobilissima luce la carità e la
santità di P. Cristoforo da Bollate, che, non contento di accogliere in
Convento una grande massa di popolo di Cassano e dintorni, e di ottenere
dal Duca di Vendòme guardie di sicurezza, si fece infermiere
instancabile dei molti malati di disagi e di spavento, anzi per un
gruppo di cinquanta persone, prive di tutto e in procinto di morire di
fame, ottenne dal capo dell'Intendenza Spagnola Carlo Mutone, tale
abbondanza di viveri e di medicinali, che servì anche per tutti gli
altri rifugiati. Quindi si può dire che se fuori dal Convento non vi fu
casa o chiesa che non subisse violenza e il saccheggio dei soldati
francesi e spagnoli (fortuna che era l'esercito amico!) il popolo di
Cassano ebbe salva la vita e la roba per opera dei frati e
particolarmente per la premura di quel santo frate: P. Cristoforo da
Bollate. E qui commenta amaramente l'anonimo scrittore: «Onde questo
popolo dovrebbe essere amorevole e grato ai suddetti Religiosi. Ma per
me che vi sono stato l'anno 1718 ho veduto e sperimentato il contrario:
mai non mi sarei creduto che in così puoco tempo si fossero scordati di
tanto e sì grande e poi grande beneficio ricevuto, e massime d'alcuni
che non gli faccio il nome, che se non havessero hauto il commodo di
questo Convento sarebbero restati privi della robba che di presente
godono...». E più avanti «... in tutto Cassano non si trova pur un
huomo per lavorare nell'orto nostro — come ho provato io stesso in
tempo di guardiania, che fui Vicario per mia disgrazia l'anno 1718 —
che son restato puoco edificato in vedere così puoca stima e divotione
verso li Cappuccini: perché se portano una lettera, un fagottino, o
qualsiasi altra cosa subito vogliono mangiare, e in che modo, anche...».
Così quando Paolo Benzi con testamento 17 aprile 1710 lasciò ai
Cappuccini una certa quantità di pane e vino — «tutti quelli di
Cassano, non sapendo né il numero delle brente di vino né la porzione
del grano, così il Popolazzo diceva che aveva lasciato tutto il pane e
tutto il vino per tutto l'anno — e che non bisognava dare più altro
alli Cappuccini di Cassano, che erano anco troppo grassi —: così con
altri spropositi soliti a dirsi da Popoli che non l'intendono se non su
il suo verso». Così ancora quando venne regalato un orologio da torre
«così grosso che faceva un rumore così grande che si sentiva per
tutto il dormitorio» i frati protestarono di non volerlo «considerando
che la qualità di tanti passeggeri che vanno su delle barche ed
altrove, nel trovare talora guasto l'orologio, come succede più e più
volte, potrebbero dire: Anche l'orologio dei Cappuccini è falso! (e
potrebbero dire anche peggio). Evidentemente il fraticello ce l'ha su
coi cassanesi del '700. Speriamo che tutti i torti siano suoi! La
«cronicheta» del Convento di S. Antonio indugia alquanto sulle
origini, ma poi corre spedita e alquanto monotona. Ogni 18 mesi un
Capitolo Provinciale e Generale, quindi elezione di nuovi superiori, di
Guardiani e Vicari, i quali lasciano scritto quel che han fatto a
vantaggio della Chiesa e del Convento, sino alle più minute bazzecole,
come vedremo. -
Ottobre 1704: Donazione di
un quarto d'oncia d'acqua del Naviglio Martesana fatta dall’ill.mo
Magistrato straordinario ai RR. Cappuccini di Cassano Geradadda,
ricevuta a mezzo del Regio Ducale Cameriere Cancelliere Giuseppe
Carbone. -
5 agosto 1705: Concessione di condurre l'acqua del Naviglio al Convento
di Cassano attraverso la vigna dei Gatti, fatta dall'Ospedale Maggiore
di Milano e mezzo giureconsulto G.B. Porta. -
18 febbraio 1707: Donazione del terreno per scavare sulla vigna detta di
S. Ambrogio, dei SS. Cornei, con scrittura dello Ing. Diego Pessina. -
1708: Si rassetta la strada dal Naviglio al Convento, che però dieci
anni dopo è di nuovo rovinata, perchè «costoro di Cassano giorno e
notte correggiano sassi e calcina e poi non vogliono soccombere a spesa
alcuna». Al Marchese Dadda è concesso di servirsi come di tribuna
della Cappella di S. Nicolò, entrando da porta laterale, ma quando
chiede chiave riservata e sulla porta vuol far dipingere lo stemma di
famiglia, non gli è concesso. -
Al 20 luglio 1706 muore P. Gervasio da S. Angiolo dei nobili Cortesi,
religioso di grandi doti e di grandi menti, ed è il primo a entrare
nella sepoltura dei frati, scavata sotto il pavimento della Chiesa. -
Negli anni 1706, 1707 e 1708 Frate Francesco da Cedrate, abilissimo
intagliatore, coadiuvato dagli alunni fra Giuseppe da Montalbetto, fra
Giulio da Varese e fra Giuseppe da Oleggio, lavora le ancone dell'Altare
Maggiore e dei due Altari laterali, la cancellata gli armadi di
sagristia e il bellissimo tabernacolo: tutto in istile cappuccinesco.
Nel frattempo il pittore Legnanino dipinge la pala dell'altare maggiore
(S. Antonio con la Madonna e il Bambino) mediante il profumatissimo
pagamento di 200 scudi e il quadro di S. Felice, con la Madonna e S.
Francesco per 150 scudi mentre l'Abbiate, pure di Milano, dipinge la
Madonna e S. Nicolò per 100 filippi. Il Legnanino dipinge anche un
quadro della Madonna per il Coro di cui si fa l'elogio, ma del quale non
si ha nessuna traccia. La campana costata L. 400 è donata da Cristoforo
Benzi, come pure di lui e dal fratello Paolo l'Ostensorio piccolo che
porta la loro arma e che fu pagato 50 scudi. -
Il 10 settembre 1708 il Vescovo di Cremona Monsig. Carlo Ottaviano
Guaschi viene a consacrare la Chiesa di S. Antonio, e la ressa dei
fedeli è tale che un gran numero di preti e frati devono attendere alle
confessioni fin dopo mezzogiorno. Il
Vescovo ha grandi parole di elogio per i lavori d'intaglio della Chiesa
«riuscita così bella e vaga e chiara che rassembra un Paradiso in
terra». Il Principe Gaetano Triulzi viene a subodorare che i Cappuccini
vogliono demolire il Convento di Melzo per trasferirne materiale e
mobilio a Cassano. Li diffida a non toccare nulla di nulla perchè è
tutta roba sua: che se vogliono andarsene, padroni! lui ha già tre
altri Ordini pronti a sostituirli con 24 religiosi e 7 confessori. I
Cappuccini, mogi mogi, mettono ogni cosa in tacere. -
Il 22 maggio 1712 avviene la elevazione alla porpora del P. Francesco M.
Casini da Rezzo (Arezzo) e la canonizzatione di Sant Felice. -
Nel 1713 grande funzione e posa di una gran Croce di legno sulla piazza
della Chiesa. -
Nel 1714 i Monsignori del Duomo di Milano, ottengono il privilegio di
portare la mitra, mediante l'esborso gratuito di 2000 scudi. Una mitra
un po' carina! -
Fra Illuminato da Zuccaro nel 1719 intaglia i bei Reliquiari
dorati. -
1722: Peste di Marsiglia, che ritarda il Capitolo Generale. -
1729: Si spacca la campana, che viene rifusa con lo stemma
Medici-Micone. -
1730: Si rifanno ponti strade e stradette con spesa ingente. -
1740: Si scava una Cisterna per l'acqua potabile. -
1741: Si provvedono pissidi d'argento, palliotti di cuoio di Venezia, e
quattro colonne di vivo da collocare sulla Piazza. -
5 aprile 1743: posa e benedizione della prima pietra del Traghetto, che
costa L. 80.000, fatta dal Guardiano P. Luigi da Milano. -
23 settembre 1746: Novenario solenne per la cannonizatione di S.
Francesco da Sigmaringa e S. Giuseppe da Leonessa. Il Prevosto di
Cassano ne tesse l'elogio nella festa di chiusa, alla presenza
dell'Eminentissimo Cardinale di Milano. -
20 gennaio 1751: Il Guardiano P. Silvio da Milano è invitato al
traversino per benedire la statua della Madonna. (Si tratta del gruppo
marmoreo della Madonna di Caravaggio, che in seguito venne trasferito
nella Parrocchiale). Vediamo ora il tono d'importanza che si dà il buon
frate cronista quando racconta «come e in che modo si è havuto il sale
bisognevole per questo Convento. Perchè pensano i nostri frati
Capuccini che l'havere il sale necessario per lo mantenimento de
Religiosi sia una cosa tanto facile e massime in questi tempi con
multiplicare Conventi nuovi, per questo voglio lasciarne una memoria,
acciò sappiano e vedano le fatiche, le strade, le diligenze che si è
dovuto praticare. Un memoriale al Magistrato, il quale lo passa al
Fiscale al Governatore di Milano e il Governatore lo torna al
Magistrato, il quale incarica il Podestà di Treviglio di fare una
inchiesta sul numero dei Cappuccini di Cassano. Il bravo Podestà con
senso pratico fa avvisato il Guardiano che il giorno tale verrà per
contare uno per uno i suoi Cappuccini, e intanto gli prepari il «pranso».
Mentre il caro Podestà sta «pransando» si leva in piedi e trova che i
Cappuccini sono venti, senza
l'uomo di fatica e i Cappuccini di passaggio. Quindi trova che sono
molto discreti e chiede all'Imperatore soltanto cinque
staia di sale, e promette di chiederne sei
staia per vinti bocche. Il Magistrato si rimette agli Infirmarii che sono poi gli
Impresarii (appaltatori) perchè
diino il suo vuoto (voto) d'assenso,
perchè bisogna sapere che se bene il Prencipe concede il sale, lo dà
alla miniera, che puoco costa, ma la condotta lo paga l’Impresarii. E
non vi sono altri Religiosi che godono di questa carità se non i
Cappuccini... e di più ha questo privileggio ancora che ha la sua
cartella a parte e separata che non à da dipendere d'altri. Hor veda
mo' chi legge quante cose vi vogliono per havere questo sale...».
Davvero! Chi avrebbe immaginato una simile trafila di processi per un
po' di sale! Ma
non sempre le note trattano di argomenti tanto gravi. Per es. ecco
notato che con L. 50 si provvede una
tina, per evitare lo scialaquo del vino della nostra vigna qualora si
doveva fare nel torchio dell'iII.mo Sig.Marchese d'Adda, sembrando a
tutti lecito il tracannarlo, quasi fosse vino del Comune. Che golosoni
di cassanesi! col pretesto che il vino era dei frati, glie lo bevevano
mezzo! E ancora: si sono provvedute due boti (botti) per riportare il
vino del Legato Benzi, quale sogliono dare a S. Martino, ed è molto
meglio ricerverlo subito per scansare le frodi che più volte hanno
fatto li Fattori in pregiudicio del Convento. - Anche i fattori addosso ai poveri frati! Ma, uscendo di
cantina per entrare in ambiente meno profano, ecco il buon frate
decantare la abilità dei suoi Cappuccini nel preparare apparati di
Chiesa «alla chinese e in altre guise» «come quando il 14 agosto 1718
tutto il Senato in Corpo andò alla Chiesa dei frati a far cantar Messa
per implorare dal Cielo un Arciduchino al nostro Augustissimo Imperatore
e un altro differente quando è venuta tutta la Città per simil effetto
d'un Arciduchino e poi parimente in occasione del giro delle Quarantore:
questo fu superbissimo, tutto a fiori e massime e gelsumini (di carta)
che fu lodato da tutto Milano, perchè i secolari godono più della
nostra semplicità che di ogni altra preciosità del mondo, perchè
queste le vedono quotidianamente in tutte le altre Chiese d'altri
Religiosi e secolari; ma queste simplicità fatte di carta overo fiori
con somma patienza ben aggiustati rapiscono il cuore (nientemeno!) dei
nostri veri Benefattori». Ma la cronichetta torna di nuovo e meno sovente terra terra,
come quando racconta che si è imbiancato il Convento e ritecciato con coppi di Caravaggio, si sono cambiate le inferriate
di legno alle finestre, si sono comprate cadreghe
per il parlatorio e zottole
(scodelle) per il refettorio: si sono fatti dieci e più paioni (pagliericci) per le celle dei frati. Si nota perfino
l'acquisto di una pertica per
cattare i pomi! Quando si dice: la semplicità francescana.
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