Benzi Cristoforo Nato a Milano, presidente del Banco di S. Ambrogio, appaltatore a Milano della Regia Finanza, fece costruire a Cassano d’Adda il Palazzo di villeggiatura (attuale Oratorio Maschile) e la Chiesa di S. Aquilino e S. Carlo. Concorse alla costruzione della chiesa dei Padri Conventuali di Milano. Era stato l’anima dei festeggiamenti in onere di S. Aquilino in Milano nel 1697, tanto che gli fu regalata la «santa camiscia» di cui il corpo santo era stato rivestito da S. Carlo in una ricognizione delle reliquie. A Cassano concorse per sostenne le spese per la costruzione della fabbrica del Convento dei Cappuccini e della Chiesa di S. Antonio in Cassano nel 1700. Mantenne il diritto di Patronato sulla chiesa di S. Aquilino, e predispose un ricco reliquario d’argento per la Sacra Camicia ancora conservata in casa parrocchiale. A Cassano gli è dedicata una via.
L’Oratorio dei Santi Aquilino e Carlo
Per «l’aumento dell’onor di Dio e del clero cassanese», il Benzi presenta nel 1697 supplica al vescovo mons. Settala per l’erezione dell’oratorio in onore dei Santi Aquilino e Carlo.
Cassano conta 1676 anime. Viene concessa licenza di erezione con le clausole e condizioni consuete di un oratorio pubblico e sotto la giurisdizione parrocchiale.
Troviamo in Commemorando e Narrando del Sacerdote Pietro Pezzali: “Il Parroco di Cassano don Galeazzo Settala, delegato dal Vescovo, stabilisce il luogo dove doveva sorgere l’oratorio. La distanza dalla Chiesa Parrocchiale è fissata a 422 passi. Il Parroco suddetto con sua lettera 2 ottobre 1697, dando il suo assenso all’erezione dell’Oratorio, pose la condizione che «in tutto e per tutto debba essere sottoposto alla giurisdizione della Chiesa Parrocchiale di Cassano».
Il Decreto Vescovile che accorda l’erezione dell’Oratorio è in data 4 ottobre 1697. In esso l’Oratorio è dichiarato pubblico. L’Oratorio fu edificato nel 1698; ha accesso alla pubblica via, ha la torre con campana.
Vi è un beneficio – istituitosi il 20 gennaio 1702. Fu patrona del beneficio la Signora Contessa Cassera – poi il Conte Della Somaglia. Il Signor Brambilla Edoardo acquistò la proprietà civile dei beni Somaglia e quindi anche l’Oratorio. Al Sig. Brambilla E. incombe l’onere delle eventuali riparazioni.
Nell’anno 1886 (10 giugno) sul frontone di detto Oratorio fu apposta questa iscrizione: Oratorio Brambilla aperto al culto pubblico.
Vi si celebrano due funzioni ordinate dall’investito del Beneficio: ogni domenica e nel tempo di quaresima serve per l’insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli”.
L’opera è ultimata nel 1699.
Viene posta una grande tela sull’altar maggiore raffigurante i Santi titolari, attribuito al pennello di Tommaso Legnani.
È un tipico esempio di architettura lombarda tardo Seicento con elegante facciata a lesene, timpano, e portale mosso.
L’oratorio nasce non come elemento isolato, ma nel contesto di un parco ed in rapporto dialettico con il palazzo signorile (attuale Oratorio maschile).
Oggi l’oratorio si trova inserito in un contesto di abitazione posteriore rispetto al palazzo, questo a seguito dei vari cambi di proprietà del palazzo e del parco stesso. L’oratorio ha torre con una campana, una sagrestia a destra del presbiterio, un'aula con grata a sinistra per la partecipazione "riservata" ai riti della famiglia di patronato, un cortiletto prospiciente la facciata e una cancellatina con regolare cancello in ferro che lo apre sulla strada comunale via Monte Grappa. L’interno si articola in un’aula centrale sovrastata da una cupola e nel presbiterio.
Attualmente questa situazione particolarmente felice è irrimediabilmente compromessa nell’inserimento di elementi estranei sul percorso tra il palazzo e l’oratorio. Il rigore, la chiusura estrema che appaiono oggi a chi osservi questo monumento dovevano un tempo essere mitigati dal felice ambiente naturalistico da cui esso era attorniato.
L’edificio si articola secondo schemi richiniani semplificati in un’aula centrale sovrastata da una cupola e dal presbiterio.
Il rigore della concezione è sottolineato dal parametro esterno, dove la semplice facciata si richiama ai moduli classici.
Valgono qualche considerazione gli stucchi che ornano nell’interno le finestre. Sembrano continuare un discorso iniziato ai primi del Seicento in S. Dionigi. Lo stucco qui acquista un particolare rilievo sul rigore della muratura: mantiene una intatta ed imperturbabile vocazione al classicismo, mentre documenta l’aggiornamento stilistico aggredendo le strutture classiche con un discorso sommesso.
La chiesa fu restaurata nel 1938. Dopo le ingiurie della guerra e la trascuratezza in cui era stata abbandonata. Fu nuovamente restaurata nel 1964.
Reliquia di S. Aquilino (don Carlo Valli scrive)
È stato la sera del 12 dicembre 1980, vigilia di S. Lucia, festa dei regali ai bambini del mio paese, l’incontro nel mio studio con l’ing. Enrico Pizzoccaro di Genova, per un dono da anni desiderato: la reliquia dei Santi Aquilino e Carlo.
L’ing. Enrico Pizzoccaro, la sig. Carla Matilde, i di lei figli Manzella, Costantino, Carlo, Giuseppe, Ida, Giovanni Battista, Angelo e Luigia sono arrivati nella concorde determinazione di ritornare all’oratorio di S. Aquilino la reliquia del Santo che custodivano in casa.
Il dono è veramente prezioso per noi cassanesi per devozione, per storia locale, per arte ed anche per il suo valore commerciale trattandosi di reliquiario in argento.
La sacra camiscia - fotografia di Renato Siesa
Il reliquiario contiene la “sacra camiscia” o “subucula” che è una veste con cui S. Carlo aveva avvolto le reliquie di S. Aquilino in una invenzione fatta nel 1500, e in perfetto stile settecentesco anche se eseguito ancora alla fine del Seicento. È ad urna, con i simboli del martirio: un coltello e la palma. La custodia è in pelle con inciso in oro l’iscrizione: “subucola S. Aquilini”.
Caratteristica del tabernacolo di questo oratorio è che non ha funzione di custodire l’Eucarestia, ma per l’esposizione alla venerazione dei fedeli della reliquia.