LA TERZA CUPOLA
da: (Giuseppe Ferri - Gli affreschi del Miolato in S. Maria e S. Zeno - Cassano d'Adda in Immagini)
Un documento relativo alla quinta visita pastorale di Mons. Cazzani, avvenuta dall'8 all'11 maggio 1941, registra il
completamento del ciclo degli affreschi nella terza cupola che si potrebbe definire "la cupola delle battaglie" perché
richiama, dal punto di vista storico, le guerre che hanno avuto Cassano come teatro.
Quattro sono gli episodi di rilievo che formano la sintesi della nostra storia locale, quegli stessi episodi riportati anche su
un'epigrafe dettata da Isaia Ghiron, segretario della Società Storica Lombarda,
posta il 19 settembre 1880 sul ponte della Muzza. Su di essa si legge: "In questi
campi secolarmente famosi - lottò - la libertà milanese con Federico Barbarossa -
la fede con Ezzelino da Romano - il principe Eugenio di Savoia col duca di
Vendome - il generale Suvarow coll' esercito francese - 1158, 1259, 1705, 1799 -
quando cessate le guerre di conquista - sorgeva era di fratellanza di popoli - di
indipendenza di nazioni - la società di mutuo soccorso cassanese - il comune - i
cittadini - ad ammaestramento e gloria dell' età venture - posero - MDCCCLXXX".
Il tempo ha ormai rese illeggibili queste parole, che rimangono invece un punto
fermo nella mente di Miolato al momento dell'esecuzione degli affreschi di questa
cupola. L'artista parte da un concetto ben preciso: la storia si avvicenda con le sue
vittorie e le sue sconfitte mentre la realtà divina resta immutabile ed eterna. Visto
che il teatro degli avvenimenti è la chiesa, e chi commissionava l'opera possedeva
cultura religiosa, la fede e la gloria divine sono le ispiratrici principali dell'opera.
Infatti, un fascio di luce, che rappresenta il Divino, illumina S. Zeno, il santo
patrono circondato da angeli che si muovono tra le nubi.
Protagonista è sempre Dio che si serve dei suoi intermediari, i Santi, per proteggere le vicende degli uomini così
complesse e così irrequiete. S. Zeno campeggia, nella grande luce, sopra lo storico doppio ponte merlato, il castello, le
case, la quattrocentesca torre campanaria e il fiume. È questo il punto focale della composizione pittorica che converge
l'attenzione sugli avvenimenti storici del borgo. Alla destra e alla sinistra di Cassano si snodano le quattro battaglie.
Va subito specificato che il Miolato non le dipinge così come gli storici ce le hanno tramandate, ma opta per alcune
interpretazioni di effetto, miranti a conferire unitarietà alla
decorazione della cupola. L'episodio storico più antico
raffigurato fa riferimento al 1158, anno in cui Federico
Barbarossa compie la seconda calata in Italia al comando di
un esercito di ben 50.000 uomini, a causa delle continue
lotte interne fra le città lombarde che, per difendere i
neocomuni sorti, avevano incominciato a scontrarsi fra loro.
Gli imperiali si precipitano sul ponte e questo, vuoi per
troppo peso o per "opera di alcuno", crolla facendo
precipitare nel fiume molti soldati. Il Miolato esprime con
arte l'avvenimento dipingendo il Barbarossa disarcionato e
disteso a terra con sguardo truce per lo scacco subìto,
mentre il carroccio trainato da bianchi buoi si avvicina al
borgo con la schiera trionfante degli armigeri, vessilliferi e
musicisti. La storia successiva è nota. I Milanesi assediati,
dopo poche settimane si arrendono e fanno atto di
sottomissione chiedendo clemenza (dieta di Roncaglia). È
questa tuttavia una semplice manovra militare di
temporeggiamento, perché successivamente si riaprono le
ostilità culminanti nella famosa battaglia di Legnano (anno 1176) che vede la sconfitta del Barbarossa.
Continuando la lettura degli affreschi, si risale con lo sguardo la cupola e
dopo il primitivo ponte si viene introdotti nella battaglia sostenuta da
Ezzelino III da Romano in territorio cassanese. Il Miolato lo dipinge
furibondo, minaccioso col pugno alzato, mentre il soldato Antelmo da
Cova lo ferisce.
La ricca vegetazione dipinta chiude lo scenario della cattura di Ezzelino e
apre quello in cui sono ambientate le ultime due battaglie.
Accanto al ponte sulle acque del "Retorto" è dipinto,
in primo piano, il principe Eugenio di Savoia, sopra un
cavallo impennato di magnifico effetto, a ricordo della
vera e propria battaglia di Cassano del 16 agosto 1705.
Assoldato dagli Austriaci, il Savoia contrasta l'esercito
francese guidato dal Duca di Vendome che aveva
occupato le terre lombarde. In lontananza, in uno
sfondo vaporoso in cui è perfino difficile individuare i
personaggi, si fronteggiano, da una parte e dall'altra
del ponte, il comandante austriaco Suvarow e i
generali francesi di Napoleone nello scontro del 1799.
Le due battaglie, negli affreschi, non sono distinte
nettamente: forse l'intento del Miolato è di riunirle in
un unico episodio dato che entrambe si sono svolte
sullo stesso terreno. Ben riconoscibili invece sono i
due generali dipinti da una parte e dall'altra del ponte
del Retorto.
Questa ultima cupola appare certamente la più bella, la più curata, la più viva nei colori o per lo meno la più
movimentata ed anche i quattro pennacchi sottostanti, dipinti nel 1939, sono i più ricchi di figure. Le maestose figure
rappresentano S. Barnaba, S. Mattia, S. Matteo e i santi Simone e Giuda. S. Barnaba è dipinto nel suo ardore apostolico
mentre diffonde la parola di Cristo fra le genti: si sa infatti, dagli "Atti degli Apostoli", che fu un uomo zelante e di forte
personalità, compagno di S. Paolo in alcuni viaggi missionari.
Il suo vero nome era Giuseppe, ma dagli Apostoli fu soprannominato "Barnaba" che tradotto significa "esortatore". S.
Mattia, la dodicesima colonna della Chiesa, fu il discepolo che sostituì Giuda il traditore. Gli "Undici" lo scelsero perché
aveva seguito Gesù dal battesimo di Giovanni fino al giorno dell'Ascensione: a questo titolo è diventato come loro un
testimone qualificato della risurrezione. S. Matteo è dipinto come S. Giovanni l'evangelista in atteggiamento ispirato,
pronto a scrivere ciò che lo Spirito Santo gli suggerisce, mentre un angelo gli regge il libro. La figura del negretto che gli è
posta accanto ricorda i destinatari del suo vangelo, i pagani. L'ultimo pennacchio raffigura i santi Simone (lo Zelota) e
Giuda (di Taddeo) anch'essi in atteggiamento di stupore di fronte all'apparizione del Risorto.
Nell'impostazione del suo lavoro, il Miolato dimostra di essere molto bene informato non solo sulla vita e sulla storia di
tutti i personaggi raffigurati, ma anche di conoscere la Sacra Scrittura in modo tale da saper tradurre in forme concrete
ciò che da secoli era stato scritto.