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Villa neoclassica progettata, su di una villa preesistente, da Giuseppe Piermarini (Foligno 1734~1808) su incarico del marchese Giovanni Battista D'Adda nel 1781. La costruzione di ville da parte dei grandi signori nel Settecento corrispondeva all' esigenza allora in voga della villeggiatura nei paesi della Brianza, in campagna, favorita dai navigli e da comodi spostamenti da Milano; si beneficiava di un rapporto diretto con la natura e di momenti di svago offerti dalla caccia e, ovviamente, la villa doveva documentare la potenza economica raggiunta dispiegando il maggior fasto possibile. Annessi alle ville gli edifici rustici ne testimoniano l'importante aspetto economico; il proprietario poteva così seguire direttamente i lavori agricoli, soprattutto nel momento dei raccolti. La nostra villa, che è la seconda villa che sorge sulla nuova strada, dichiarata provinciale nel 1785, che attraversa il borgo uscito dalle chiusure medioevali del Ricetto e non ancora affacciatesi sull'Adda o sulla Muzza, come sarà per le seguenti, risponde in tutto ai criteri appena enunciati.
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La nobile famiglia D'Adda, costituita da mercanti e banchieri, si era messa al servizio dei Visconti alla fine del '300 e successivamente degli Sforza, entrando a far parte del Consiglio generale della città di Milano. Divenuti grandi capitalisti terrieri, fra i maggiori del Ducato di Milano, nel 1540 acquistarono varie proprietà nel territorio di Cassano, acquisendone il feudo col titolo di marchesi. Nel 1572 il feudo fu, però, conferito al conte Gerolamo Bonelli per le benemerenze acquisite presso il papa Pio V da suo fratello cardinale. Nel 1782 il marchese Giovanni Battista D'Adda[1] rientrò finalmente in possesso del feudo. Dal punto di vista pratico non aggiungeva molto a quello che la famiglia già possedeva nel 1550, dato che già allora la famiglia era il proprietario più potente a Cassano ed a Cascine S.Pietro, oltre che da altre parti, ed i Bonelli non dovevano dargli troppo fastidio a Cassano, dato che risiedevano a Roma. Rientrare in possesso del feudo fu per loro molto importante perché, pur godendo di grande reputazione in Milano, la mancanza del titolo di feudatario li metteva in condizione di inferiorità in tempi nei quali il prestigio era dato anche dal titolo nobiliare[2]. Fu forse la previsione del matrimonio di GianBattista D'Adda con Margherita Litta, della più alta nobiltà milanese, a dare inizio ai lavori per la villa residenza a Cassano D'Adda e, quasi a sancire il nuovo livello sociale e la stabilità economica della famiglia, raggiunta dopo anni di pesante crisi, e per testimoniare l'elevato rango sociale ottenuto, GianBattista decise di ricorrere all' architetto allora più famoso a Milano, il Piermarini, per adattare al nuovo gusto neoclassico una dimora costruita alcuni decenni prima a Cassano d' Adda. [1]
Gianbattista
D’Adda era figlio di
Febo. Fu autore dell'orazione del defunto padre alla SS. Trinità
recitata nel 1753 in cappella davanti al Papa. Fu membro dei 60
Decurioni e ciambellano. Dopo il matrimonio del 1771 con Margherita Litta, il marchese D'Adda
entrò tra i personaggi di prestigio diventando Marchese nel
Consiglio dei Sessanta Decurioni nel 1773. Un altro riconoscimento gli venne dalla nomina a socio della Società
Patriottica, istituita da Maria Teresa nel 1776 per promuovere
l'agricoltura, l'arte, e le manifatture e, sempre nel 1776, fu nominato per trattare l'erezione del nuovo teatro milanese (Scala).
Con diploma del 12 novembre 1782 di Sua Maestà Imperiale, approvato
dal Senato il 23 febbraio 1783, entrò nel feudo di Cassano Vaprio e
pertinenze per cessione del duca Pio Bonelli, con diritto di
trasmissione ai suoi discendenti maschi legittimi. Gio. Battista D'Adda iniziò la
costruzione della grande villa a Cassano. Ma si era reso già
benemerito agli occhi dei cassanesi sia per la costruzione dei ponti
sulla Muzza e sull'Adda che per la ricostruzione del Portone del
ricetto senza parlare della generosità in occasione della
costruzione della nuova chiesa alla quale offre il pavimento. Morì a Milano il 23 febbraio 1784. La
salma fu trasportata a Cassano e sepolta nell'Oratorio di S.
Ambrogio. [2]
Questo acquisto era stato preceduto da tutta una serie di azioni
negli anni precedenti che avevano portato i D’Adda a diventare
proprietari di un numero sempre maggiore di terreni a Cassano.
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