Biografia
Ritratto di Venceslao IV sul pannello votivo di Jan Očko z Vlašimi, 1370 circa
Nacque a Pomuk (antico nome della odierna città di Nepomuk, onde Nepomuceno) nella Boemia occidentale verso il 1340-50, figlio di un certo Velfino, probabilmente sindaco locale.
La prima notizia storica su Giovanni risale solo al 1370, quando già aveva la carica di notaio pubblico essendo chierico dell'arcidiocesi di Praga. Negli anni seguenti divenne scrittore e notaio degli atti processuali nell'ufficio dei vicari generali. Ordinato sacerdote nel 1380 ca. fu altarista nella cattedrale di Praga e nello stesso anno fu nominato da Roma parroco di S. Gallo di Praga, essendo anche segretario e notaio dell'arcivescovo Giovanni Jenstejn. Dopo aver conseguito nel 1381, alla facoltà giuridica dell'università di Praga, il baccellierato nei decreti, proseguì i suoi studi a Padova, dove fu eletto, nel 1386, rettore degli "ultramontani" e l'anno seguente promosso doctor decretorum. Tornato a Praga fu nominato canonico presso la collegiata di S. Egidio e nel 1389 divenne canonico anche di quella dei SS. Pietro e Paolo di Vysehrad; nel 1390 passò dalla parrocchia di S. Gallo all'arcidiaconato di Zatec (Saaz).
Ma l'incarico più importante di Giovanni. fu quello di vicario generale dell'energico ed ascetico arcivescovo Jenstejn. La nomina, del sett. 1389, venne quando la tragica lotta tra l'arcivescovo e il dispotico re Venceslao IV, che tentava con la violenza di impadronirsi dei beni ecclesiastici e del controllo sulla Chiesa di Boemia, era in corso da parecchi anni. Nell'autunno del 1392 si aprì la fase finale della lotta condotta dal re. incitato dai suoi consiglieri, contro il clero. L'arcivescovo protestò e lo ammonì pubblicamente, ma, nonostante ciò, il sottocamerato prediletto del re fece giustiziare tre chierici. Nello stesso tempo il re, volendo limitare il potere dell'arcivescovo e provvedere di un vescovado uno dei suoi prelati, Venceslao Kralik di Burenice, intendeva, dopo la morte del vecchio abate benedettino Racek di Kladruby, chiedere al papa la divisione dell'arcidiocesi di Praga, sopprimendo l'abbazia e creando a Kladruby la nuova sede.
Busto di Giovanni di Jenštejn nella Cattedrale di San Vito in Praga.
Nei primi mesi del 1393, quando il vecchio abate morì, i monaci elessero suo successore Odilo (Olen), che fu confermato da Giovanni il 7 marzo. Contemporaneamente Giovanni. citò coraggiosamente davanti al suo tribunale il sottocamerario Sigismondo Huler, accusato di eresia e di bestemmie pubbliche, ma questi rifiutò di presentarsi e Giovanni. lo scomunicò. Allora il re, sempre incitato dai suoi consiglieri, voleva far annegare l'arcivescovo con i suoi ufficiali, ma questi ultimi si rifugiarono presso l'arcivescovo nel suo castello in Roudnice.
Dopo due giorni il re chiamò a Praga, per accordarsi, il Jenstejn, il quale, persuaso da Giovanni e dal suo ufficiale Nicola Puchnik, s'incontrò, non senza paura, con il re, ma questi fece arrestare Giovanni, Nicola Pucknik, Venceslao Knobloch, canonico e consigliere dell'arcivescovo e poi anche il decano del capitolo della cattedrale, tutti presenti, mentre l'arcivescovo riuscì a salvarsi.
Dopo un misterioso interrogatorio, durante il quale il re stesso torturò Giovanni e Nicola Puchnik con torce, tutti gli ecclesiastici furono lasciati liberi, dopo aver giurato di non dire mai che erano stati torturati. Giovanni, invece, fu gettato nottetempo nel fiume Moldava, dal ponte di Carlo IV. Il corpo, secondo una tradizione d'origine incerta, fu ritrovato il 17 aprile, sepolto temporaneamente nella chiesa di S. Croce Maggiore, vicino al fiume, e, trasferito e sepolto in una tomba nella cattedrale di Praga. Benché la morte di Giovanni suscitasse vivo interesse fra i contemporanei, anche fuori Boemia, i cronisti l'hanno considerata solo dal punto di vista storico e nessuno di quel tempo ha scritto una Vita dal punto di vista agiografico. La fonte principale, che descrive minuziosamente molti particolari della morte, è l'atto di formale accusa contro Venceslao IV, scritto da Giovanni Jenstejn e presentato da lui stesso a Perugia quattro mesi dopo
Praga - Ponte Carlo IV sulla Moldava (fotografia di R. Siesa)
Tomba di San Giovanni Nepomuceno nella cattedrale San Vito di Praga
(fotografia di R. Siesa)
(fotografia di R. Siesa)
la morte di Giovanni, al papa Bonifacio IX. In esso l'autore chiama Giovanni martyr sanctus, usando per la sua morte il termine martyrium. Pietro Clarificator, confessore dello stesso arcivescovo, scrivendo nel 1402-403 la sua Vita, fa accenno anche alla morte di Giovanni chiamandolo martyr e parlando degli splendidi miracoli da lui operati.
In un Cronicon Bohemiae che giunge fino all'anno 1419, si trova, dopo la breve notizia sulla morte di Giovanni, un'aggiunta scritta da altra mano, secondo cui egli avrebbe rimproverato il re per i suoi peccati. Lo storico austriaco Tommaso Ebendorfer di Haselbach, inviato a Praga negli anni 1433 e 1434, come uno degli ambasciatori del concilio di Basilea, afferma, che Giovanni, confessore della regina, fu annegato anche per aver rifiutato di violare il sigillo della confessione.
Culto e canonizzazione
San Giovanni Nepomuceno, dipinto di anonimo fiorentino del XVIII secolo (Salvador, Museu de Arte de Bahia)
Benché si sappia pochissimo sugli inizi del culto di Giovanni, bisogna supporlo già esistente prima delle guerre ussite. Pietro Clarificator parla di miracoli già nove anni dopo la morte. Le guerre ussite, con le loro tendenze reazionarie, hanno influito negativamente sullo sviluppo del culto dei santi, ciò nonostante la memoria di Giovanni sopravvisse a questo tragico periodo. La venerazione di Giovanni. cominciò a fiorire con la nomina dell'arcivescovo di Praga nel 1561, dopo che la sede era rimasta vacante per più di centoquarant'anni.
Nel sec. XVI si diffusero nuove notizie e nuove Vitae di Giovanni, opere di autori contemporanei, in latino, in boemo, in tedesco, in italiano, che hanno ispirato non pochi poeti. In questo periodo ebbe inizio anche l'iconografia. In mancanza di un ritratto autentico, Giovanni fu rappresentato come un canonico con berretta in capo e con la palma del martirio. In altre pitture, tiene anche il crocifisso nella mano sinistra, mentre posa il dito della mano destra sulle labbra: simbolo del sigillo sacramentale. La prima statua conosciuta di Giovanni si trovava dal 1641 sul piede del cosiddetto "candelabro di Gerusalemme" sulla sua tomba, con sotto l'iscrizione: beatus Joannes de Nepomuk.
Statua di San Giovanni Nepomuceno posta sul ponte Carlo IV a Praga. - opera di Matthias Rauchmüller del 1683
(fografia di R. Siesa)
(fografia di R. Siesa)
La statua più famosa è quella di J. Brokof fusa in bronzo da un originale in legno nel 1672 e collocata sul ponte Carlo IV a Praga, noi lontano dal supposto luogo del martirio.
Il santo porta un'aureola con cinque stelle che, secondo una notizia tardiva, circondavano la sua testa mentre giaceva nel fiume. Questa statua divenne poi modello delle numerosissime altre sparse nel mondo e collocate spesso sui ponti, specialmente in Boemia, Moravia, Slesia, Germania ed Austria, dove il culto fu intensissimo. Una si trova sul Ponte Milvio a Roma.
Giovanni fu canonizzato nella basilica lateranense il 19 marzo 1729 da Benedetto XIII, come martire del sigillo della confessione. La venerazione, già diffusa, dopo la conferma del culto si estese: furono collocate statue del santo sui ponti nei vari paesi. Giovanni è considerato patrono dei confessori, protettore della buona fama e s'invoca il suo aiuto contro le inondazioni. In alcuni paesi, specialmente di montagna, il giorno della sua festa, il 16 maggio si fa una processione eucaristica alle statue sui ponti per implorare la sua protezione.
La statua del Santo difende il ponte sull'Adda anche a Cassano dal 1750. È considerato il Santo difensore delle acque ed alluvioni, del transito sul ponte, e perfino degli annegati.
Alcuni annali storici scritti 60-80 anni dopo la sua morte (e perciò considerati leggendari dagli storici protestanti) attribuiscono il martirio a cause molto diverse. Secondo questa tradizione Giovanni Nepomuceno sarebbe anche stato confessore della regina Giovanna di Baviera ed il re, avendo dei dubbi sulla fedeltà della stessa, gli aveva chiesto di rivelare quanto detto in confessione dalla regina. Giovanni non aveva accettato di violare il segreto delle confessioni e perciò venne fatto gettare nella Moldava, dove annegò. Il mattino seguente il corpo venne ritrovato sulle rive del fiume circondato da una strana luce; ciò sarebbe accaduto il 16 maggio del 1383. Il luogo della sua esecuzione, sul Ponte Carlo è tuttora luogo di venerazione e viene ricordato da una lapide; secondo la credenza popolare toccando la lapide con la mano sinistra si avrà fortuna per i successivi 10 anni.
GIOVANNA DI BAVIERA; Ritratto scultoreo di Giovanna Wittelsbach, Regina dei Romani
Problemi sull'identità identità
La controversia riguardo all'identità di Giovanni di Nepomuk cominciò nel XVI secolo e non era ancora risolta all'inizio del XX secolo.
Lo storico Hajek von Liboczan (1553) fu il primo a suggerire che siano esistiti due personaggi distinti con lo stesso nome, il predicatore di corte che venne ucciso nel 1383 per non aver rivelato le confessioni della regina e l'ausiliario vescovile di Praga, ed un'altro che venne fatto uccidere nel 1393 per aver confermato l'elezione dell'Abate di Kladrau Alberto, in contrasto con il volere del monarca. Questa ipotesi ha indotto alcuni studiosi a ritenere che si tratti di una figura leggendaria.
In tempi più recenti gli storici hanno ritenuto più probabile l'esistenza di un unico personaggio storico, il vicario-generale assassinato nel 1393 e che la controversia sia nata per un errore del decano della cattedrale di San Vito, Giovanni of Krumlov, che nel 1483 trascrisse per errore il 1383 come data della morte del santo.
Secondo la credenza popolare, toccando la lapide con la mano sinistra si avrà fortuna per i successivi 10 anni. (foto di R. Siesa)