La Chiesa - parte I - Chiesa di Cristo Risorto

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La Chiesa di Cristo Risorto
La nuova chiesa è nata adulta, cioè con le proporzioni richieste da una comunità parrocchiale di circa 5.000 anime. Questo per evitare di dover incominciare ad allargare appena terminato, di costruire.
L'edificio sacro è sopraelevato, per dare il senso dell'elevazione che la preghiera richiede: oltre le cose comuni terrestri.
È separato dalla strada con ampio piazzale davanti, per motivi di funzionalità, e per
fotografia Circolo Fotografico G. Ascani Cassano d’Adda
distaccare il fedele dalle preoccupazioni quotidiane di entrare nel clima di silenzio ove è solo possibile parlare con Dio.
Sul piazzale verranno collocate piante verdi ed ombrose che danno senso di quiete e richiamo alla sosta riposante.
Girando intorno all'edificio sacro tettoie di protezione dalla pioggia e dal sole estivo; creano il clima di sagrato, per l’incontro della famiglia parrocchiale, e danno occasione di ricarica dell'amicizia con tutti coloro che frequentano la chiesa. Prima di fare comunità all'interno del tempio, si fa comunità fuori dalla chiesa.
È dedicata a Cristo risorto, cioè a Cristo di Pasqua. Il Concilio Vaticano II ha riscoperto in tutta la vastità e profondità il mistero di Cristo, Dio morto e risorto, che coinvolge in questa dinamica redentiva tutto il popolo dei salvati. La Pasqua diventa il centro della storia dell’umanità, quindi della vita di ogni battezzato;

Fotografia di Renato Siesa
e pertanto centro di tutto l'anno liturgico e di ogni gesto sacramentale.
Questa Chiesa, che nasce nell'immediato post concilio non può dimenticare la grande lezione che ogni domenica ripete e ripresenta, e che ogni assemblea liturgica viene celebrata, in attesa della nostra Pasqua finale, nell'eternità del premio.
Sono diversissimi i modi di concepire una chiesa. Ogni tempo ed ogni civiltà, esprimono il culto a Dio differentemente ed innalzano i templi secondo schemi vari che traducono la concezione di Dio e dell'uomo in quel determinato momento. Dalle catacombe si passa alla basilica romanica; dalla cattedrale gotica si arriva alla chiesa rinascimentale; dal gonfio barocco si ricompone l'aula settecentesca delle assemblee.
Oggi sono di moda altre forme di chiesa che rispondono ad una nuova sensibilità, tengono conto delle tecniche acquistate, ripropongono concetti riscoperti dalla teologia e dalla liturgia. Nasce l'idea del tempio “tenda” di Dio, in mezzo alle case dell'uomo pellegrino.
L'architetto Antonio Faranda realizza a Cassano, la chiesa a Cristo Risorto. Traduce nel cemento armato il concetto “di tempio ovile”.
“Quanto di più vero e profondo del concetto del gregge disperso che si riunisce nell'ovile (la chiesa), si ristora raccogliendosi in una unità sotto il Pastore unico (Dio) in una sosta di riposo e di rifornimento (la domenica fede) orientandosi (la speranza) a quel riposo eterno che è possesso di verità e di amore. (il Paradiso, la carità perfetta) nella domenica eterna?” (A Faranda: Architettura sacra).
Non è nuovo il nostro architetto alle ardite visioni del tempio al di là degli schemi tradizionali. Infatti, mentre nel Seminario Vescovile di Cremona imposta due cappelle nelle quali l'aula fa perno sull'altare, distribuendo l'area in modo da avvicinare tutti nell'Eucaristia; nelle chiese di Gallignano e nell'altra di Fiorine di Clusone, evidenzia l'importanza della luce che scende dal tiburio ad inondare tutto il presbiterio investendo l'altare. A Dorga della Presolana lancia una ardita concezione: la nave, che varca l'oceano della vita presente, diretta al porto.
I termini, razionalità e funzionalità sono ormai familiari a tutti e individuano i caratteri più evidenti dell'architettura moderna: un'architettura spoglia, logica.
L’istanza fondamentale della ricerca e della cultura architettonica contemporanea è la modellazione, la articolazione, la tensione degli spazi. Si cerca l' inserimento di tutta l'opera nell'ambiente; il legame dell'edificio con la natura e la modellazione degli spazi su misura dell'uomo: umanizzare gli spazi; approfondimento psicologico, articolazione organica che trasferisce gli ambienti le misure ed il ritmo dei suoi abitatori.
Ecco perché la nuova chiesa si articola architettonicamente sulla linea del grande cascinale lombardo, riassumendo i valori di una tradizione e sublimando un discorso di lavoro e di fatica consacrata a Dio.
Fotografia di Renato Siesa
L'uomo-individuo in chiesa deve sentirsi parte di una comunità. La Chiesa deve essere concepita come luogo di preghiera personale, quanto come spazio per una celebrazione comunitaria. L'architettura sacra non può dimenticare questa realtà, anzi deve sottolinearla. La Chiesa è uno spazio comunitario. Diceva il card. Montini:la Chiesa deve essere una comunità di persone, una famiglia che testimonia e preannuncia la comunità celeste di dei beati. Tutti si devono conoscere… tutti devono pregare assieme... tutti hanno qualcosa da fare e non solamente da ricevere”.
La Chiesa sta al centro di una comunità e di una vita parrocchiale. Tutti devono (i battezzati) vivere le riunioni liturgiche con spirito di partecipazione.
L’aula definisce uno spazio continuo, in partecipazioni visiva, che unisce i fedeli e i ministri in un unico abbraccio, concepita per la
celebrazione corale, per la testimonianza comunitaria. Nulla è concesso al superfluo: non vi sono ampollose ornamentazioni: tutto è scarno, essenziale, rigoroso.
fotografia Circolo Fotografico G. Ascani Cassano d’Adda
A Cassano come un fascio unico, trovano unità tutti i diversi concetti del Faranda, in una maturazione felicissima: la centralizzazione resa ancor più ridente dal pavimento a conchiglia, degradante, contenuto dalle due balaustre laterali, l'alto tiburio dal quale piove tutta la luce dal lucernario che man mano ti si scopre procedendo verso l'altare: l'altare attorno il quale trovano collocazione tutti i sacramenti. “L’aula dell'assemblea dei fedeli; l’ovile conchiuso e raccolto, il presbiterio: la speranza, alla Pasqua eterna, alla domenica eterna, sopra il quale scende dall'alto la luce della carità e della pace divina, in preparazione e in pegno della felicità futura del cielo; ecco l'edificio chiesa come noi lo immaginiamo” (Faranda).
La nuova chiesa è posta fuori dal quadro tradizionale, pur ricordando, soprattutto nel portichetto d'ingresso, le basiliche ravennate. E questo non per amore di originalità o di contestazione, ma per testimoniare il proprio tempo e per le nuove idee postconciliari, con la speranza di trovare tra la tradizione e l'innovazione.
Il disegno dell'edificio sacro è semplice, pulito: è realizzato da una geometria secca, lineare, diritta, senza nessuna curva: fa parte della personalità fisica dello stesso architetto, così lungo e tanto secco!
Due sono le componenti fondamentali di una chiesa tempio di Dio e luogo di comunità in preghiera: la distribuzione dello spazio, e la luce. Fare una chiesa non significa coprire comunque uno spazio. Questo spazio che si cerca per rendere leggibili e funzionali, educandoli, i rapporti di preghiera; deve essere uno spazio sacro, ed uno spazio dove la comunità religiosa si arricchisce. Per le nuove chiese siamo anche contro l'adozione di forme architettoniche assolutamente gratuite e non giustificate, prese a prestito e mutate dalle sale da spettacolo e dai teatri, dalle palestre e dagli stadi, dalle cantine sociali e dagli stands delle esposizioni internazionali, dalle fortificazioni e dagli apprestamenti militari”. (Faranda)
La tecnica deve essere un'idea teologica e liturgica, lo spazio pertanto, deve proiettare un contenuto teologico, per essere uno “spazio sicuro”. In questa ricca interpretativa dello spazio, trova significato “lo spazio liturgico”.
Il passo fondamentale della costituzione “de sacra liturgia” che disciplina la progettazione architettonica dice: “La Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere, partecipino all'azione sacra e consapevolmente, pienamente attivamente, siano istruiti nella parola di Dio; si nutrano alla mensa del Corpo del Signore, rendono grazie a Dio; offrendo l'Ostia Immacolata, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme a lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo Mediatore, siano perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro, in modo che Dio sia finalmente tutto in tutti”.
Il nuovo spazio liturgico. Deve essere di dimensione umana, vivificato è caratterizzato da una nuova organizzazione degli elementi fondamentali necessari all'azione liturgica e pensato per il popolo di Dio, senza frattura fra chi presiede e chi partecipa al rito. L’Aula dell'Assemblea ed il presbiterio non sono più gerarchicamente giustapposti e divisi dalle barriere dei livelli, e dalle balaustre, ma, al contrario, completamente continui.
Riscoperto il valore della parola, visto l'altare più come una mensa che come inaccessibile luogo del sacrificio, arrivati alla concelebrazione si ridimensiona per il celebrante ed i suoi collaboratori, nelle loro relazioni con i fedeli.
Ne deriva che l’area occupata dalla zona presbiteriale si amplia verso la navata diminuendo il rapporto tra le due parti.
In modo particolaristico sono stati concretizzati questi concetti nella distribuzione degli spazi del presbiterio con l'altare, l'ambone, la cattedra, il tabernacolo, il fonte battesimale, la penitenzieria, la cappella di adorazione privata, la custodia degli Olii, santi, la cattedra della Madonna, la cantoria.
Fotografia di Renato Siesa
Mentre tutta la Chiesa in penombra, inondata da tutta la luce che spiove dall'alto tiburio, il presbiterio, luminosissimo, diventa l'asse generatore di tutti gli elementi sacri e liturgici.
fotografia Circolo Fotografico G. Ascani Cassano d’Adda
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