Trento Longaretti - Chiesa di Cristo Risorto

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PATRIMONIO ARTISTICO NELLA CHIESA DI CRISTO RISORTO
La Deposizione di Cristo
TRENTO LONGARETTI (Treviglio, 27/9/1916 – Bergamo, 7/6/2017) ha lasciato di sé dei capolavori non solamente in Italia, ma anche all'estero; ci ha lasciato a centoun anni; solamente le sue opere catalogate, sono più di 6600, quindi ha avuto una felicissima ed enorme produzione.

 
Per conoscere meglio Trento Longaretti, vi rimandiamo alla Tesi di laurea di Maria Paini sempre riportata su questo sito: www.vivicassano.it
“Io, per naturale temperamento, sono lontano dalla pittura astratta, ideale, sebbene molte volte assai profonda. Preferisco tuffarmi nello studio dell’anima e del pensiero dell’uomo, rappresentarne i sentimenti, specialmente le naturali e inevitabili paure dolorose. Dipingere l’umanità, l’umanità fatta di stracci e di miseria, l’umanità più umile e dimenticata, farne sorgere la sofferenza a poema di bellezza e di verità.”
Pagina di diario, 21-22 gennaio 1957, Bergamo, Associazione Trento Longaretti
la resurrezione di Trento Longaretti (tratto dalla tesi della dott. Maria Paini” - (purtroppo, la fotografia non rende giustizia all’opera perché è posizionata in un ambiente illuminato direttamente da un faretto che sfigura i personaggi e i colori)
La Deposizione di Cristo
La deposizione di Cristo; questa è una grande deposizione ad olio di Trento Longaretti che  si trovava nel cimitero di Cassano nella cappella di famiglia del compianto ingegner Roberto Laboni.
Per capire la genesi  di questa opera e come mai è qui, dobbiamo sapere che questa cappella aveva le finestre aperte, senza vetri, per cui le intemperie hanno provocato il nascere di muffe e il distaccamento di alcune parti del dipinto, per cui è stata fatta questa scelta; il dipinto originale è stato portato nel 1975 qui in chiesa a Cristo Risorto, e lo spazio lasciato vuoto da questa deposizione nella cappella cimiteriale, è stato occupato da un grande mosaico con le stesse dimensioni e gli stessi colori di questo dipinto.
In questa Deposizione vi è tutta una poetica Longarettiana, una sua tematica, che si ripete in tutte le sue opere.
 
Come in tutti i dipinti di Longaretti, non abbiamo una fonte di luce precisa, sono i corpi stessi che emanano la luce ed in particolare è il corpo di Cristo; infatti, è bianchissimo, come sono bianchi i volti e le mani degli altri personaggi. Sono in relazione tra loro questi personaggi? No, ciascuno è chiuso nella propria meditazione nel proprio dolore. San Giovanni è affaccendato e fa scendere il corpo di Cristo dalla croce, Nicodemo affettuosamente gli tiene il polso, Maria, sfigurata dal dolore, lo abbraccia come lo abbracciava da bambino, San Giuseppe d’Arimatea è vicino e chiude con quel gesto molto delicato tutto il gruppo.

Il gruppo ha una sua verticalità perché le figure del Longaretti sono allungate, però il movimento è dato anche dai piedi; da quei piedi che non appoggiano per terra, come si vede nei primi personaggi, mentre negli altri due appoggiano per terra per dare stabilità. Una cosa interessante è la luce; ci sono dei vangeli apocrifi, e vi è un codice Miniato del 450 d.C. che si rifà ai Vangeli apocrifi siriani dell'antica Siria, le prime regioni evangelizzate, dove si dice: al pomeriggio si fece notte, il velo del tempio si squarciò; quindi abbiamo contemporaneamente la luce del giorno e la luce della notte. Qui possiamo dire che è il tramonto e tutto è compiuto. In quest’opera si vede la luce violetta della sera e, in questo codice Miniato, per la prima volta appare il sole è anche la luna.
Longaretti stesso chiese al suo parroco, di aiutarlo nella definizione della sua pittura che lui definiva una pittura umana, perché ha sempre messo al centro l'uomo; il suo parroco gli ha suggerito il termine latino «Humana pictura»; a lui piacque tantissimo questa definizione “la pittura dell'uomo, sempre la rappresentazione dell'uomo”, l'uomo da solo e con il nucleo familiare alla ricerca sempre di qualcosa, le madri, i figli, gli anziani; quindi l'attenzione è sempre sull'uomo, poco per quanto riguarda il paesaggio. Questo suo modo di dipingere, di approcciarsi al mondo, lo ritroviamo in questa deposizione, dove l’elemento naturalistico è solamente il sole; è un sole pallido, è il sole del tramonto, perché qui tutto è compiuto. Abbiamo, come tutte le composizioni di Longaretti, una particolare disposizione del vuoto e del pieno;  il registro superiore sembrerebbe quasi vuoto, mentre il registro inferiore è occupato da questo gruppo di figure; nel registro superiore l'unico elemento è il sole del tramonto, la croce  è scura ed è la protagonista, è piatta, non presenta volume; quello che dà vita alla croce è il drappo, sono queste fasce che il San Giovanni, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, hanno utilizzato per far scendere il corpo di Cristo; questo drappo bianco e il corpo di Cristo che è perfettamente al centro, sono i soggetti principali e sono quelli che danno luce a tutta la composizione.
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