Mario Toffetti - Chiesa di Cristo Risorto

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PATRIMONIO ARTISTICO NELLA CHIESA DI CRISTO RISORTO
Le sculture di Mario Toffetti
Mario Toffetti è uno scultore bergamasco nato a Mozzanica nel 1948 e morto nel 2013.
Toffetti è uno scultore che non segue nessuna corrente artistica, come lui stesso diceva: “sono io che creo un nuovo modo di esprimermi e di pormi di fronte ai fedeli”; non ha un curriculum artistico in accademia, a parte qualche anno, infatti sembra si sia iscritto a 17 anni all’Accademia Carrara di Bergamo, ma praticamente andò come apprendista. In questo suo iter artistico ci ricorda tantissimo gli artisti medievali o anche del Rinascimento che non frequentavano accademie ma diventavano dei geni frequentando le botteghe, come avvenne per Raffaello, per il Verrocchio e anche per lo stesso Leonardo.

fotografia di Mario Toffetti da: "Eco di Bergamo"
Era talmente contrario all’accademia, perché secondo lui, creava solo dei modelli precostituiti; lo scultore invece deve esprimere sull'immediato ciò che sente. Infatti, alcuni bozzetti con i quali  il Toffetti preparava le sue opere, sono diversi poi dall'opera realizzata. Lui, al momento che scolpisce cambia, magari aggiunge una figura ed elimina l’altra; in altre accentua di più l'espressione, in altre ancora fa dei visi quasi vuoti, quello che lui sente in quel  momento e, soprattutto rimarrà sempre legato all'arte figurativa.
Tutto questo, fa parte del suo modo di esprimersi, non voleva interviste; si fece intervistare dal suo amico, da un sacerdote, non da altri, proprio per non essere travisato nel suo messaggio.
Le sue prime opere in assoluto sono quelle nella sua città dove lui è conosciuto ed è amato, a Crema e a Roma; sono stati soprattutto i vescovi di Crema che l'hanno conosciuto, l'hanno apprezzato e l'hanno fatto conosce. È chiamato anche lo scultore dei Papi; soprattutto Giovanni Paolo II.
Il monumento che lo ha lanciato e che l'ha fatto conoscere è la cappella di Spiritualità che si trova nel santuario di Caravaggio; quando nel 1992 Giovanni Paolo II venne per una visita alle diocesi di Crema e di Lodi, andò a pregare e a visitare il santuario di Caravaggio, gli piacque tantissimo quella cappella completamente arredata in tutto e per tutto dal Toffetti, quindi ne rimase talmente impressionato che volle celebrare una messa privata e alla messa privata invito il Toffetti, la moglie Caterina e i due figli che continuano anche oggi l'opera del padre.
Una delle prime sue opere è stato il l'altare del Duomo di Crema, che presenta delle sculture della mensa. Nel Duomo di Crema ha scolpito i gradini, l’ambone, la cattedra del sacerdote.
Ha scolpito il portale bronzeo nella basilica di Santa Maria Maggiore di Roma, è tutto un portale unico, un pezzo unico tutto in bronzo; quindi, ci vuole proprio una grande perizia tecnica per far funzionare il portale perché ha un peso enorme, ed è considerato un capolavoro. Sarà infatti il portale bronzeo di Santa Maria Maggiore a Roma che lo consacrerà nell'olimpo di grandi scultori.
L’arte di Mario Toffetti esprime una sensibilità e una spiritualità profondissime, ha la capacità straordinaria di rendere il mistero intoccabile e inafferrabile, lontanissimo e vicinissimo, della Fede e dell’Uomo. Di fronte alle sue opere è davvero impossibile rimanere indifferenti: non solo impongono di essere contemplate con gli occhi ma ti interrogano, ti chiedono di essere interpretate e decifrate, in maniera sempre profonda e impegnativa. In questo viaggio ci accompagna – con naturale leggerezza – l’autore perché per lui l’arte e la vita corrono su due binari paralleli.
fotografia di Renato Siesa
il crocefisso
il crocefisso di Cristo Risorto è stata la prima opera in questa chiesa di Mario Toffetti ed è della metà degli anni ’90.
Che cosa esprime in questo Cristo? Ci comunica che Cristo è risorto. Non sono tanti quelli scolpiti dal Toffetti, però ciascuno presenta delle differenze. Questo di Cassano è bellissimo perché risolve alcune questioni che in altri possono essere un pochettino sospese. Innanzitutto, è una crocifissione che non presenta chiodi; Cristo è completamente staccato dalla croce, è attaccato di fianco solamente per un drappo che passa tra le gambe e, per una questione anche di stabilità dell'opera, lo collega al legno della Croce, è un Cristo Trionfante cioè, è un Cristo che trionfa come nelle primissime crocifissioni bizantine, e poi il Cristo Sofferente. Anche se il Toffetti non è un artista accademico, questi volti sono veramente grandiosi. il volto di Cristo è un volto molto giovane, non è un volto sofferente, è un volto fresco e la sapienza scultorea di Toffetti, qui raggiunge veramente il vertice perché associa la drammaticità della tensione fisica, i muscoli sono tesi,  la cassa toracica è deformata, le dita dei piedi presentano uno spasmo nervoso e anche le mani, dovuto proprio allo sforzo, all'ultimo sforzo del corpo, e per questo è già vittorioso; quindi, abbiamo questa dicotomia, questo contrasto tra questa forza dinamica dello star distaccato dalla croce, i muscoli tutti contratti che deformano l'anatomia, però la dolcezza immensa del viso di questo Cristo, aiuta tantissimo.
Guardando le membra un po’ rattrappite, un po’ sofferenti, ricorda qualcosa di drammatico. È bellissimo il contrasto tra la dolcezza del viso e lo sforzo, lo spasmo la contrazione, dei muscoli. È staccato dalla croce e quindi è proprio Cristo Risorto.
il fonte battesimale
il fonte battesimale di Cristo Risorto non è il più famoso. il fonte battesimale, cioè il battistero più famoso di Toffetti in bronzo, si trova a Roma nella Cappella Sistina e viene utilizzato anche oggi per i battesimi sia nella Cappella Sistina sia nella Basilica di San Pietro. Il Battistero è in bronzo ed è mobile perché può essere spostato; quindi, il Toffetti aveva anche delle idee geniali riguardo anche alla funzionalità dei suoi manufatti.
Che cosa rappresenta il nostro battistero, rappresenta il profeta Eliseo, un episodio biblico molto importante nel secondo libro dei Re. Il profeta Eliseo con il suo seguito si reca al fiume Giordano, se guardiamo dall'altra parte del battistero, il profeta è raffigurato interamente non è piegato ed è ben ritto, poi abbiamo Naum, un generale di un popolo nemico di Israele, che si era ammalato di lebbra. Il profeta Eliseo cerca di convertirlo dicendogli che per guarire doveva immergersi sette volte nell'acqua del Giordano. Naum non ci crede ma un suo servo lo convince e così si immerge nell'acqua del Giordano e guarisce e si sente un uomo nuovo rinnovato nel corpo e nello spirito. Questa filosofia di Toffetti contrasta ed è anche un po’ una linea di demarcazione con le opere del Faranda, perché le opere del Faranda, presentano tutte linee verticali invece il Toffetti usa tantissimo le pieghe; bellissimo il marmo, proprio la barca che viene scolpita quasi fosse un braccio, le pieghe di un braccio floscio; ci vuole comunque maestria nel lavorare il marmo in questo modo.
fotografia di Renato Siesa
la Pentecoste
Questo è il medaglione che rappresenta la Pentecoste; la figura al centro, non è la Madonna ma è Gesù Cristo. Osserviamo attentamente questi personaggi: i discepoli; tutte persone umili, che grazie allo Spirito Santo, diventano testimoni della fede cristiana per ciò che hanno visto, e vengono tutti illuminati e resi saggi di cuore. I primi sono più definiti, hanno i tratti fisici più marcati perché colpiti per primi dalla grazia della Pentecoste, mentre quelli in basso, quasi non hanno volto appunto perché la grazia li colpisce per ultimi; vedremo questo suo modo di scolpire e di intendere anche nelle altre opere.
fotografia di Renato Siesa
l'Ultima Cena
Questa è l’Ultima Cena: bellissime queste mani con il pane; vediamo l'apostolo Giovanni con la testa piegata e Gesù Cristo che nello stesso momento dice: “forse qualcuno mi tradirà” mentre Pietro dice: ”mah sarò forse io?”; Giuda si trova qui in basso, è l'unico qui in basso con la borsa di denari già pronta. Il modo di procedere di alcune figure, per esempio i capelli sempre scomposti dal vento, sono tutte cose che fanno parte della cifra stilistica di Toffetti.
fotografia di Renato Siesa
Cristo Crocefisso
Qui abbiamo Cristo Crocefisso:  anche in questa opera  vediamo nel Cristo, anche se è ancora inchiodato alla croce, il gesto e il busto che si protende in avanti e già ci fanno capire che ci sarà la risurrezione; ai piedi della Croce abbiamo San Giovanni; San Giovanni era l'apostolo più giovane, qui lo vediamo che è molto sofferente, molto più anziano della sua età, e rappresenta il dolore dell'umanità di fronte alla morte di nostro Signore; la Madonna invece, ha un bellissimo volto disteso perché è conscia che tutto è compiuto, la sofferenza c'è stata, il calvario e la morte pure ed ora ci sarà la risurrezione che indica con la mano.
fotografia di Renato Siesa
la Deposizione nel Sepolcro
La deposizione nel sepolcro: bellissima per la composizione, per le figure. Nel disegno preparatorio non esisteva questa figura, questa l’ha aggiunta Toffetti . Se l’ha aggiunta vuol dire che è molto importante; è la Maddalena, è il dolore della Maddalena ed è molto bella, con i capelli lunghi che esprime il dolore non solo nel viso, ma anche nelle mani soverchie, con il vento che scompone i capelli, scompone i panneggi dei vestiti. Qui  abbiamo la mandorla, che è segno di perfezione, di eternità; la mandorla racchiude il volto di Gesù Cristo; poi abbiamo quest'altra figura femminile non ha le ali  non è un angelo; è una delle pie donne che avevano accompagnato la Madonna e che si trovavano ai piedi della Croce; è molto bello Gesù Cristo visto di profilo;  poi abbiamo Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea che ha offerto il sepolcro; questa figura femminile che sta alla base, sembra sostenere con questo gesto tutta la composizione.
fotografia di Renato Siesa
fotografia di Renato Siesa
la Resurrezione
La resurrezione; ci sono due soldati romani; nel bozzetto preparatorio del Toffetti, i soldati romani avevano l’elmo con il pennacchio, tipico dell'armatura romana, che poi nella stesura finale ha eliminati.
Questo è un soldato, accecato dalla luce, è stordito, si vede dalla contrazione dei muscoli che visti da lontano, rendono ancora di più evidente l'anatomia del personaggio, in particolare queste scanalature della muscolatura; qui abbiamo l'altro soldato che invece si ripara con questo gesto della mano.
bozzetto preparatorio (fotografia di Piera de Maestri)
i Discepoli di Emmaus
I discepoli di Emmaus; nel vangelo di Luca, sappiamo che Cristo non si dichiara subito agli apostoli, e loro non lo riconoscono; infatti, guardando il volto, Cristo è completamente diverso da tutti gli altri volti, è cambiato per non farsi riconoscere, però la gioia che i discepoli di Emmaus avevano provato nel parlare con questo sconosciuto, la si deve nei volti, la si vede soprattutto in questo volto che sorride.
Questo marmo si chiama gialletto di Verona, non è lucidato è grezzo, se viene lucidato diventa molto più giallo; è stata una sua scelta lasciarlo così intenso.
fotografia di Renato Siesa
l'Ascensione
In quest’opera abbiamo l’Ascensione; gli apostoli sono colpiti dalla luce e dagli avvenimenti che, come in un turbinio, verranno coinvolti, queste mani sono aperte, in segno che ormai tutto è compiuto.
fotografia di Renato Siesa
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