Sui quattro pennacchi, che raccordano la cupola al corpo del presbiterio, sono dipinti i primi quattro apostoli: S. Pietro, S. Paolo, S. Andrea e S. Giacomo il Maggiore. Questi Santi sono rappresentati ciascuno col simbolo del proprio martirio: S. Pietro e S. Andrea con le rispettive croci, S. Paolo con la spada e S. Giacomo con la scure. Campeggiano all'interno dello spazio triangolare, occupandolo quasi totalmente con la loro plasticità solenne e maestosa.
Questi affreschi sono del primo Miolato cassanese, che man mano procede all’affresco matura artista, dandoci il capolavoro nell’ultima tazza affrescata, quella delle battaglie di Cassano rotanti intorno al Patrono S. Zeno.
La seconda cupola
L'ostensorio trionfa sull'altare innalzato su numerosi gradini: è il ponte fra il cielo e la terra. La gradinata vuole ricordare la "scala" sognata dal patriarca Giacobbe, mentre i personaggi raffigurati in adorazione sono pronti a "salire all'altare di Dio", con lo stesso significato simbolico che hanno nella Bibbia le espressioni: "salire al tempio, salire a Gerusalemme, salire al monte ... ", pertanto salire quei gradini significa partecipare alla gloria del Paradiso. Infatti, sopra il grande ostensorio ruota il Paradiso.
Al centro di esso, avvolto dalla luce, è dipinto Gesù Cristo, il maestro, sempre pronto a benedire, ad insegnare a governare. Ai suoi lati ci sono Maria e Giuseppe, che completano la famiglia celeste, attorniata da uno stuolo di angeli oranti che si perdono nella profondità insieme ai quattro massimi dottori della Chiesa .
Sono S. Gregorio Magno, S. Ambrogio, S. Agostino, S. Gerolamo. Ai piedi di S. Giuseppe, in fervida preghiera, sono dipinti S. Luigi Gonzaga, S. Carlo Borromeo, S. Omobono patrono della diocesi di Cremona e S. Facio, chiamato nei documenti storici coevi "fratello Facio", un veronese che si trasferì a Cremona nell'anno 1230 e che visse un'autentica ascesi cristiana di povertà e di preghiera Completano la gloria del Paradiso i santi Antonio da Padova, Francesco d'Assisi, S. Giovanni Maria Vianney comunemente chiamato "santo curato d'Ars" e santa Caterina da Siena riconoscibile per la corona di spine che porta in capo. Ai bordi della cupola è poi dipinta una grande balaustra circolare. Attorno ad essa, inginocchiati o sporgenti, si distinguono, incominciando la lettura dalla sinistra dell'ostensorio, i vari santi che legarono il loro nome a Cassano: le sante Bartolomea Capitanio e Caterina Gerosa diverse per indole e formazione, ma eminenti nella carità. Entrambi furono fondatrici dell'Istituto delle suore della carità (anno 1832), dette anche suore di Maria Bambina. Fino a poco tempo fa si registrava la presenza di questo istituto anche a Cassano presso il "convitto", richiesto per l'assistenza alle giovani operaie del nostro linificio; i fondatori delle suore adoratrici: Francesco Spinelli beatificato dal papa Giovanni Paolo II al Santuario di Caravaggio il 20 giugno 1992 e suor Geltrude Comensoli di Bergamo. Le suore adoratrici arrivano a Cassano nel 1888, Circondata da alcuni bambini è invece S. Maddalena di Canossa, veronese e fondatrice dell'istituto Canossiano sia maschile che femminile. Questo Istituto trova sede anche a Cassano nel 1927 ed è l'unico istituto religioso ancora presente nella nostra comunità. Scopi principali della vocazione delle Madri sono l'educazione dei fanciulli e l’assistenza dei poveri.
Segue S. Angela Merici fondatrice delle "Angeline" che a Cassano furono numerosissime e Mons. Carlo Milani parroco di Cassano dal 1842 al 1880. Mons. Milani, cassanese di origine, diventa parroco a soli 29 anni manifestando subito diverse qualità: si ricorda ad esempio che scrisse libri devozionali che furono tradotti anche in lingua straniera incontrando grande favore. Alcuni di essi arrivarono perfino alla sesta edizione. Fu promotore anche della Pio Unione S. Giuseppe e di varie altre congregazioni. Dopo di lui, il maestro Miolato lascia spazio alla balaustra sulla quale riporta la data del compimento del lavoro: "Anno Domini 1938".Le ultime cinque figure di sinistra sono: Papa Pio X, famoso per il suo programma riformista, per il nuovo catechismo e per gli interventi nella spinosa questione del "non expedit"; Mons. Aristide Favalli, Mons. Giovanni Cazzani vescovo di Cremona, Mons. Timoteo Telò promotore dell'ampliamento della chiesa e papa Leone XIII, contemporaneo dei precedenti personaggi citati, che nel 1891 offre la somma di L. 2.000 come contributo alla riedificazione della parrocchiale. Riportando l'attenzione al grande ostensorio si nota alla sua destra, l'altra parte del corteo di Santi fondatori di istituti religiosi fiorenti a Cassano. Dopo alcune fanciulle oranti, infatti, si distingue chiaramente S. Luisa Marillac fondatrice, con S. Vincenzo de' Paoli, delle "Figlie della Carità" che a Cassano prestarono servizio per oltre cento anni all'ospedale. Esse arrivarono nel 1873 e servirono gli ammalati con cura e con grande spirito cristiano. Il corteo prosegue con il gruppo dei maestri educatori dei fanciulli: S. Giovanni Battista de la Salle fondatore dei "Fratelli delle scuole cristiane", S. Filippo Neri e S. Giovanni Bosco. Il resto dei personaggi viene dipinto dietro la balaustra, in modo da poter leggere la chiara epigrafe: "Gaetanus Miolato veronensis pinxit". Gli ultimi quattro personaggi sono: Papa Pio XI, Mons. Geremia Bonomelli vescovo di Cremona, Mons. Agostino Desirelli vicario di Cassano e papa Benedetto XV.
Sui quattro pennacchi: L'apostolo Bartolomeo è raffigurato nel momento del martirio: fu infatti scorticato vivo e per questa ragione il Miolato lo dipinge con una spalla scarnificata. Vicino c'è la scritta: "Nathanael vere Israelita in quo dolus non est", la frase pronunziata da Gesù nei suoi riguardi che lo riconosce genuino e senza frode. I santi Filippo e Giacomo il Minore sono affrescati nello stesso spazio perchè la Chiesa li festeggia nello stesso giorno, il 3 maggio. Sono raffigurati in atteggiamento di preghiera e di supplica, caratteristica propria di Filippo che chiede al Maestro: "Mostraci il Padre e ci basta”. S. Giovanni Evangelista sembra invece in profonda ispirazione, pronto a stendere il suo teologico vangelo, mentre la scritta "Discipulus quem diligebat Jesus" lo qualifica fra gli intimi del Maestro. L’ultimo pennacchio di questa cupola raffigura S. Tommaso confuso e perso nella sua incredulità.
La terza cupola
Un documento relativo alla quinta visita pastorale di Mons. Cazzani, avvenuta dall'8 all'11 maggio 1941, registra il completamento del ciclo degli affreschi nella terza cupola che si potrebbe definire "la cupola delle battaglie" perché richiama, dal punto di vista storico, le guerre che hanno avuto Cassano come teatro. Quattro sono gli episodi di rilievo che formano la sintesi della nostra storia locale, quegli stessi episodi riportati anche su un'epigrafe dettata da Isaia Ghiron, segretario della Società Storica Lombarda, posta il 19 settembre 1880 sul ponte della Muzza. Su di essa si legge: "In questi campi secolarmente famosi - lottò - la libertà milanese con Federico Barbarossa - la fede con Ezzelino da Romano - il principe Eugenio di Savoia col duca di Vendome - il generale Suvorov coll' esercito francese - 1158, 1259, 1705, 1799 - quando cessate le guerre di conquista - sorgeva era di fratellanza di popoli - di indipendenza di nazioni - la società di mutuo soccorso cassanese - il comune - i cittadini - ad ammaestramento e gloria dell' età venture - posero - MDCCCLXXX". Il tempo ha ormai rese illeggibili queste parole, che rimangono invece un punto fermo nella mente di Miolato al momento dell'esecuzione degli affreschi di questa cupola. L'artista parte da un concetto ben preciso: la storia si avvicenda con le sue vittorie e le sue sconfitte mentre la realtà divina resta immutabile ed eterna. Visto che il teatro degli avvenimenti è la chiesa, e chi commissionava l'opera possedeva cultura religiosa, la fede e la gloria divine sono le ispiratrici principali dell'opera. Infatti, un fascio di luce, che rappresenta il Divino, illumina S. Zeno, il santo patrono circondato da angeli che si muovono tra le nubi. Protagonista è sempre Dio che si serve dei suoi intermediari, i Santi, per proteggere le vicende degli uomini così complesse e così irrequiete. S. Zeno campeggia, nella grande luce, sopra lo storico doppio ponte merlato, il castello, le case, la quattrocentesca torre campanaria e il fiume. È questo il punto focale della composizione pittorica che converge l'attenzione sugli avvenimenti storici del borgo. Alla destra e alla sinistra di Cassano si snodano le quattro battaglie.
Va subito specificato che il Miolato non le dipinge così come gli storici ce le hanno tramandate, ma opta per alcune interpretazioni di effetto, miranti a conferire unitarietà alla decorazione della cupola. L'episodio storico più antico raffigurato fa riferimento al 1158, anno in cui Federico Barbarossa compie la seconda calata in Italia al comando di un esercito di ben 50.000 uomini, a causa delle continue lotte interne fra le città lombarde che, per difendere i neo-comuni sorti, avevano incominciato a scontrarsi fra loro. Gli imperiali si precipitano sul ponte e questo, vuoi per troppo peso o per "opera di alcuno", crolla facendo precipitare nel fiume molti soldati. Il Miolato esprime con arte l'avvenimento dipingendo il Barbarossa disarcionato e disteso a terra con sguardo truce per lo scacco subito, mentre il carroccio trainato da bianchi buoi si avvicina al borgo con la schiera trionfante degli armigeri, vessilliferi e musicisti. La storia successiva è nota. I Milanesi assediati, dopo poche settimane si arrendono e fanno atto di sottomissione chiedendo clemenza (dieta di Roncaglia). È questa, tuttavia, una semplice manovra militare di temporeggiamento, perché successivamente si riaprono le ostilità culminanti nella famosa battaglia di Legnano (anno 1176) che vede la sconfitta del Barbarossa.
Continuando la lettura degli affreschi, si risale con lo sguardo la cupola e dopo il primitivo ponte si viene introdotti nella battaglia sostenuta da Ezzelino III da Romano in territorio cassanese (battaglia del 1259). Il Miolato lo dipinge furibondo, minaccioso col pugno alzato, mentre il soldato Antelmo da Cova lo ferisce. La ricca vegetazione dipinta chiude lo scenario della cattura di Ezzelino e apre quello in cui sono ambientate le ultime due battaglie.
Accanto al ponte sulle acque del "Retorto" è dipinto, in primo piano, il principe Eugenio di Savoia, sopra un cavallo impennato di magnifico effetto, a ricordo della vera e propria battaglia di Cassano del 16 agosto 1705. Assoldato dagli Austriaci, il Savoia contrasta l'esercito francese guidato dal Duca di Vendome che aveva occupato le terre lombarde. In lontananza, in uno sfondo vaporoso in cui è perfino difficile individuare i personaggi, si fronteggiano, da una parte e dall'altra del ponte, il comandante austriaco Suvorov e i generali francesi di Napoleone nello scontro del 1799. Le due battaglie, negli affreschi, non sono distinte nettamente: forse l'intento del Miolato è di riunirle in un unico episodio dato che entrambe si sono svolte sullo stesso terreno. Ben riconoscibili invece sono i due generali dipinti da una parte e dall'altra del ponte del Retorto.
Questa ultima cupola appare certamente la più bella, la più curata, la più viva nei colori o per lo meno la più movimentata ed anche i quattro pennacchi sottostanti, dipinti nel 1939, sono i più ricchi di figure. Le maestose figure rappresentano S. Barnaba, S. Mattia, S. Matteo e i santi Simone e Giuda. S. Barnaba è dipinto nel suo ardore apostolico mentre diffonde la parola di Cristo fra le genti: si sa infatti, dagli "Atti degli Apostoli", che fu un uomo zelante e di forte personalità, compagno di S. Paolo in alcuni viaggi missionari. Il suo vero nome era Giuseppe, ma dagli Apostoli fu soprannominato "Barnaba" che tradotto significa "esortatore". S. Mattia, la dodicesima colonna della Chiesa, fu il discepolo che sostituì Giuda il traditore. Gli "Undici" lo scelsero perché aveva seguito Gesù dal battesimo di Giovanni fino al giorno dell'Ascensione: a questo titolo è diventato come loro un testimone qualificato della risurrezione. S. Matteo è dipinto come S. Giovanni l'evangelista in atteggiamento ispirato, pronto a scrivere ciò che lo Spirito Santo gli suggerisce, mentre un angelo gli regge il libro. La figura del negretto che gli è posta accanto ricorda i destinatari del suo vangelo, i pagani. L'ultimo pennacchio raffigura i santi Simone (lo Zelota) e Giuda (di Taddeo) anch'essi in atteggiamento di stupore di fronte all'apparizione del Risorto. Nell'impostazione del suo lavoro, il Miolato dimostra di essere molto bene informato non solo sulla vita e sulla storia di tutti i personaggi raffigurati, ma anche di conoscere la Sacra Scrittura in modo tale da saper tradurre in forme concrete ciò che da secoli era stato scritto.
Lo storico doppio ponte (da “Gli affreschi del Miolato in S. Maria e S. Zeno don Giuseppe Ferri)