L'interno - parte terza - La chiesa parrocchiale Madonna Immacolata e San Zeno di Cassano d'Adda

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Cappelle laterali - di sinistra
Si allineano le cappelle laterali ad arricchire di arte il tempio e di devozione le comunità.
Lo studio delle cappelle e degli altari è interessante non solo per motivo artistico, ma ancor più per la conoscenza delle devozioni della comunità.
Cappella del battistero
Una cancellata in ferro battuto ci introduce. Maestosa è la vasca in marmo rosso di Carrara eseguita nel 1940, sormontata da tempietto coperchio a custodia degli Oli santi, intagliato in legno massiccio con la scultura del battesimo di Gesù.
Il pittore Miolato, reduce da Erbezzo e S. Sebastiano in Cremona, nel 1940 esegue l'affresco. Il vescovo Cazzani il 20 ottobre 1940 inaugura i lavori.
La tela qui collocata è citata nella Visita pastorale del 1819. La precedente vasca battesimale settecentesca è ora collocata in giardino della casa parrocchiale.
La riforma liturgica richiede la celebrazione del battesimo in luogo ben evidenziato, ma questa cappella si mantiene come richiamo al fondamentale sacramento della vita cristiana.
Un bel mestolo settecentesco è dote antica; il servizio dei vasetti degli oli santi è stato offerto in occasione del battesimo del Signor Memeo ed il piviale bianco con lo stemma di Cassano e le immagini dell'Immacolata e S. Luigi sono ricavati dalla bandiera della Congregazione nel 1963 in occasione del battesimo delle bambine Forti.

Altare della Madonna del Rosario
Il maestoso altare di marmo, come il dirimpettaio di S. Antonio, è innalzato nel 1780 dalla Confraternita del Rosario su disegno di Paolo Bianchi e realizzato da Giacomo Marchesi e Stefano Albrizio marmorini di Como, per lire 5.000.
Gli angeli sovrastanti le alte cornici del frontespizio sono in terracotta: opera del Sevesi, eseguiti nel 1780 e laccati in bianco, con gusto discutibile nel 1823.
La primitiva statua della Madonna era un manichino vestito con manto prezioso che servì a realizzare il paramento liturgico in seta rossa di piviale pianeta e continenza eseguito da Solivari di Lodi.
Una statua in legno della bottega di Val Gardena fu offerta nel 1935 dalla signora Cernuschi. Viene esposta nel mese del Rosario sotto un baldacchino offerto da mons. Favalli, e portata in processione fino al 1964 in occasione della sagra del paese.
Ora, a sostituire la statua, è collocata una seta dipinta raffigurante la Madonna del Rosario come una dama del Settecento, in veste fiorita, con in braccio il bambino e in mano la corona del rosario e rose. Questa seta era il velo che ricopriva, secondo l'usanza antica, la statua della Madonna.
Veniva "alzata" per grande solennità o per richiesta di devoti con particolari cerimonie e offerta. Il dipinto, ormai dimenticato in soffitta, fu restaurato da Marcello Bonomi e riordinato in cornice nel 1965 e restituito al suo altare per il quale era nato nel 1780.
La tela del Cristo morto del 1685 è stata acquistata nel 1965, restaurata e qui collocata a dare colore.
La mensa ed i gradini dell'altare sono riordinati dallo scultore Ferraroni di Cremona nel 1967. Fu incorporato all'altare il pallio in scagliola dipinta originale del Settecento di buona esecuzione.
È murata, a ricordo di riconoscenza, a lato dell'altare, una lapide per Luigi Corsini e Giuseppina Legnani coniugi, insigni benefattori della parrocchia nel 1935.


Madonna del Rosario: olio su tela cm 101 x 238.
Nata come “tenda” utilizzata per coprire la sottostante statua della Madonna, l’opera veniva sollevata a richiesta dei fedeli o durante particolari cerimonie. In seguito, foderata e montata su telaio, la composizione offre la scontata iconografia religiosa della Madonna con Bambino proponendola in un allestimento inusuale sia per la definizione spaziale siglata dalla duplice fila di rose al lato superiore della scena, che per il ricchissimo abito della Vergine. Non sembra casuale il rimando floreale che insiste sulla rosa, fiore di Maria per eccellenza ma anche richiamo alla Passione. La Vergine abbassa lo sguardo, pudica e pur consapevole del proprio linguaggio, sottolineato dalla corona che ferma il prezioso velo che scende fino a terra, mentre il Bambino abbigliato come si conviene ad un nobile rampollo, sgambetta tra le braccia della madre. Il pennello dello sconosciuto artista, pienamente rococò, indulge sul disegno della preziosa stoffa del vestito con le stesse, vibranti pennellate che si ritrovano sui tanti paliotti (rivestimenti anteriori per lo più in stoffa, marmo, metallo o cuoio) che ornano gli altari lombardo-veneto. Il colore stesso della stoffa dell’abito  rimanda al cuoio solitamente utilizzato per i paliotti e, forse si potrebbe collegare l’opera in esame con il paliotto della chiesa parrocchiale di Bolzano Bellunese, assegnata al poco noto artista Antonio de’ Bittio (M.L. ucco, La Pittura in Italia il Settecento, 1990, pp 223-223) a cui andrebbero restituiti altri paliotti già attribuiti a Francesco Guardi (G. M. Pilo, Francesco Guardi I paliotti, 1983).
Cappella delle reliquie
Questa cappella è stata ricavata dall'area della sacrestia della chiesa del 1380, addossata al campanile di Regina della Scala, nel 1776 per la custodia e venerazione delle reliquie dei Santi.
Nel 1837 mentre il prevosto Capredoni riordina la chiesa, la famiglia Ragazzoni, generosi benefattori commercianti in legnami, offre di costruire ex novo l'altare in marmo dedicandolo al Crocefisso, che viene benedetto il 18 aprile. I registri di amministrazione parrocchiale segnano due rate di pagamento: 450 lire nel maggio, e 1450 a saldo. Lo stesso crocifisso ligneo attualmente conservato in sacristia facilmente è eseguito e destinato e offerto per questo altare.
I tempi cambiano e si modificano gusti e devozioni. Nel 1943 il prevosto Favalli restituisce le reliquie dei Santi a questa sede. In tre custodie, centrale e laterali, sotto grate metalliche, in reliquiari artistici settecenteschi in legno ed in metallo, in forma di urne, palme, busti, teche, vengono esposte alla venerazione dei fedeli le numerose reliquie di martiri e santi che formano religioso tesoro della chiesa.


Nelle grandi nicchie trovano sistemazione i reliquiari già appartenenti sia alla chiesa parrocchiale come gli altri già proprietà della chiesa francescana di S. Antonio. Quattordici reliquiari sono a forma di palma, 4 a forma di busti in legno argentato, una bella croce in legno dorato, sei ferule della confraternita del Corpus Domini adattate a questo uso. Ecco l'elenco alfabetico dei Santi più
noti che qui hanno reliquie:
Agata, Agnese, Alessandro Sauli, Alfonso, Armando, Ambrogio, Anna, Andrea, Angela Merici, Antonio Abate e Antonio da Padova, Aquilino, Bartolomea Capitanio, Bartolomeo apostolo, Basilico, Benedetto, Bernardo, Bernardino, Biagio, Camillo, Carlo, Celso, Dionigi, Domenico, Elisabetta, Felice, Felicita, Filippo, Francesco, Francesca, Ignazio, Lucia, Lucio, Luigi, Maddalena, Margherita, Marco, Maurizio, Mauro, Matteo, Nazaro, Omobono, Orsola, Paolo, Pietro, Pio, Rocco, Roberto, Sebastiano, Simone, Silvestro, Stefano, Sisto, Teresa, Tommaso, Valentino, Vincenzo, Zeno.
Abbiamo anche tre frammenti della S. Croce di cui uno sistemato in un prezioso ostensorio ambrosiano del 1600.
Sono di particolare valore i quattro busti in legno argentato del Settecento. L'altare è tutto in marmo bianco in stile neoclassico con sarcofago mensa che richiama, intonatissimo, il concetto della sepoltura. Il gradino sovrastante la mensa è ornato da bronzi.
Cappella di S. Rita da Cascia
Costruito nella cappella disegnata dall'architetto Nava nel 1897 ed eseguito su disegno del Martinetti per la somma di lire 3.290 offerta dalla famiglia Tarchini e dalla signora Luigia Rusca nipote di don Giuseppe Rusca.
Linea classica cinquecentesca realizzata con stucco e l’aggiunta di intagli in legno di rami di rose negli anni 1947 per soddisfare il gusto dolciastro di devote che sostituiscono il titolare primitivo con S. Rita. Era l’altare della S. Famiglia con una buona copia di quel capolavoro correggesco del Barocci (1528-1612) conservato in Pinacoteca Vaticana “il riposo della S. Famiglia”. Detta copia ora si conserva in sacristia. L’altare è in cemento e stucco; ai capitelli sono quattro piccoli busti e sul paliotto è raffigurato il trionfo della croce.
Il Miolato nel 1939 ha eseguito i due affreschi laterali della cappella raffiguranti la Madonna col Bambino e S. Anna e S. Angela Merici. Di buona fattura il primo e di mediocre valore il secondo. Ricordano il titolare primitivo e la Fondatrice dell’istituto delle Figlie di S. Angela che a Cassano vantava discreta Compagnia.
La devozione a S. Rita a Cassano è nata nel 1947 da un gruppo di pellegrine al santuario di S. Rita in Torino con il vicario don Mario Bassi, che al ritorno richiedono che anche tra noi si alimenti la devozione allora in grande diffusione alla Santa degli impossibili.
Viene scolpita la statua dal bergamasco Giosuè Marchesi, collocata dopo solenne processione nella nicchia scavata ed ornata per l’occasione il 22 maggio 1948.

Altare del Sacro Cuore di Gesù
L'altare è in stucco.
Innalzato nel 1898 su disegno dell'architetto Nava e offerto dell’Ing. Pietro Rusca.
La mensa dell'altare in marmo è stata aggiunta da mons. Favalli e consacrato dall'amministratore apostolico nel 1943-1944.
Nel 1954 i parrocchiani offrono in occasione della messa d'oro del parroco il tabernacolo in argento dotato di sicurezza, dato che a questo altare si conservava l'Eucarestia.
La statua del S. Cuore è di scarso valore artistico.
La devozione al S. Cuore è stata potenziata in parrocchia dal prevosto mons. Milani e trovò il periodo più vissuto tra le due grandi guerre mondiali, documentato dalla affluenza alla Comunione di ogni primo venerdì del mese.
Le balaustre in marmo sono un'aggiunta del 1943.

La chiesa Parrocchiale S. Maria Immacolata e San Zeno
Renato Siesa
www.vivicassano.it
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